sabato 6 dicembre 2008

IL CLIENTE NON HA MAI RAGIONE

Sono stato spettatore di questa scena in un supermercato cittadino. E’ nato un diverbio piuttosto acceso tra una cliente e la signorina alla cassa. I due alzano la voce e volano parole grosse. Si chiama il direttore., che accorre sollecito. Ascolta qualche parola da parte dei due; gli altri clienti guardano … Poi a un certo punto il direttore dice alla cassiera: “Tu lasciala perdere; continua il tuo lavoro”. Questa non è una storiella, ma una delle scene, che oggi si svolgono con una certa normalità nella quasi totalità del mondo.
Non parliamo di quando il cliente ha la necessità di contattare un call-center, quando una musichetta suadente comincia: “Tutti i nostri operatori sono momentaneamente occupati! Si prega di attendere!”. E’ quello il momento in cui il cliente maledice il momento in cui ha acquistato quell’oggetto, quel servizio, quel volo, quel giocattolo o elettrodomestico.
Sia nel piccolo negozio di periferia sia nei grandi centri commerciali oggi non c’è cortesia e disponibilità. In un negozio di elettronica mi è capitato di incontrare un signore(?), che, mentre mi dava delle indicazioni su un oggetto che intendevo comprare, smanettava tranquillamente su Internet, senza nemmeno guardarmi.
Clienti? Beh! La parola non è nata nobile, perché i clientes nell’antica Roma erano coloro che sempre davano il voto a un patronus; ma almeno allora quest’ultimo aveva una cortesia, anche se di facciata, per questi suoi supporter, perché sapeva che senza di loro la sua carriera politica era finita.
Il cliente di oggi invece viene letteralmente bistrattato; non si cerca più di fidelizzarlo, perché il cliente fidelizzato ha un costo: pretende un trattamento speciale, vuole le cose di prima qualità, vuole e pretende sempre e comunque attenzione, vuole essere coccolato. Tutto ciò ha un costo che, secondo i miopi venditori di oggi, è superiore ai ricavi.
Una volta, nel cartello di vendita di un negozio si leggeva: “Negozio avviato vendesi”. L’avviamento altro non era la fidelizzazione di una clientela, stabile, affezionata e soddisfatta. Oggi al piccolo negozio, al centro commerciale, alla grande azienda non interessa che il cliente sia fedele; si accontenta di una fedeltà, diciamo, poligamica; il cliente se lo giocano, al momento dell’acquisto, su qualità e prezzo, quando va bene…Poi è tutt’altra cosa. Si sta facendo strada una specie di marketing anaffettivo; si punta a una specie di sudditanza del cliente; è come se gli dicessero: “Compra; taci e non mi fare perdere tempo”. Ciò è un po’ simile al logorante rapporto che si è venuto a creare fra il cittadino e la burocrazia statale (si pensi alla richiesta di rimborso di una somma pagata per errore).
Oggi spesse volte, se proprio il cliente vuole sentire la voce del grande produttore di beni e servizi, lo si invita a collegarsi on line, e allora nella home page una signorina si presenta da una finestrella, sorridente, ti guarda negli occhi, pronta e disponibile; spesso ha un nome, qualche volta perfino una voce. È solo una replicante, naturalmente, un androide elettronico, un´immagine animata, ma che pretendiamo di più? Siamo clienti virtuali, ci spetta al massimo un interlocutore sintetico.

venerdì 28 novembre 2008

FINI: DOPO UNA RIFLESSIONE DURATA QUINDICI ANNI...

Pertinenti e anche confortanti le osservazioni di Gianfranco Fini sui "pericoli di cesarismo" nel Pdl. Ogni volta che qualcuno, nel centrodestra, osa formulare un pensiero critico, anche tenue, anche occasionale, ci si rallegra e ci si meraviglia: è un evento raro, più o meno come trovare un porcino da un chilo nel prato di un giardino pubblico. Le nostre uniche perplessità riguardano i tempi di elaborazione politica. Fini parla di "pericoli di cesarismo" di fronte a un partito nato per acclamazione; figlio di un altro partito anche lui nato e vissuto per acclamazione, la cui esistenza è stata scandita da non-congressi (come i non-compleanni di Bianconiglio) e da un solo quasi-congresso in quattordici anni di vita, che comunque non prevedeva mozioni né dibattito; nelle cui fila An ? che fu un partito vero ? è stata assorbita e zittita in cambio di una percentuale pagabile in poltrone, ma mai nominata, neppure una volta, nel discorso di re-insediamento del capo, che si è autoeletto, autoacclamato e autolodato come un padrone di casa prodigo con gli ospiti, a patto che non gli spostino i mobili. Se Fini ci ha messo quindici anni per accorgersi dei "pericoli di cesarismo", quanti anni ancora gli ci vorranno per accorgersi che il pericolo è già passato, nel senso che Cesare non solo è già ampiamente insediato, ma gli ha anche sottratto tutti i suoi legionari?
(articolo da Amaca di Michele Serra, Repubblica 28 nov 2008)

giovedì 27 novembre 2008

L'IMMAGINE E' TUTTO!


Mi è capitato di dire in varie occasioni che il dibattito politico ha assunto oggi una connotazione decisamente anomala. Si assiste spesso - da parte di uomini rappresentativi del governo (tra questi il presidente del consiglio è un caso emblematico) - a interventi con affermazioni, ragionamenti di parte (ma questo ci può stare) e spesso anche fumosi e inconcludenti; ma la cosa più grave è che non sono rari i casi i casi in cui si oltrepassano i limiti della decenza e della buona educazione. Ma non si affronta mai abbastanza il caso della carta stampata; lasciamo stare gli articoli e le prese di posizioni di giornali, in cui allegramente si sovvertono i fatti, si riportano dati chiaramente falsi o falsificati e si formulano giudizi che non sono solo partigiani, ma offendono il buonsenso e il senso morale. Spesso il caso più emblematico che colpisce è dato non dalle..parole, ma da un’immagine; eccone una prova. Secondo voi, un giornale che si dichiari organo di informazione dovrebbe fare una scelta così oltraggiosa della persona (quella a destra ovviamente?).

giovedì 20 novembre 2008

BERLUSCONI PROMETTE...

Incontrando la signora Merkel il nostro presidente del Consiglio, tra le altre carinerie, ha proposto Lufthansa come partner di Alitalia. Fosse stato a colloquio con l´amico Putin, avrebbe proposto Aeroflot; con un congolese, Air Congo; con un marziano, Air Marte. E così via.Già altre volte ci siamo soffermati con ammirazione su questa instant-politik che consiste nel mettere a suo agio l´interlocutore del momento. Almeno per il paio d´ore che trascorrono insieme, Berlusconi vuole che il suo ospite si senta pienamente soddisfatto. E´ un´attitudine arcitaliana, da bravo maître d´hotel, da intrattenitore navigato che sapendo di non poter contare su primati di ordine militare o politico, ogni volta che vede uno straniero punta tutte le sue carte sulla sua benevolenza. Se costui si sente a proprio agio, tornerà volentieri in Italia e ne parlerà favorevolmente con altri turisti molto influenti. L´unico rischio è che queste buone referenze, una volta messe a confronto, perdano di peso. Se i vari capi di Stato gratificati da Berlusconi dovessero incontrarsi, e ognuno di loro raccontasse che gli sono stati promessi un pezzo di Alitalia, una cripta personale in San Pietro, una rete Rai e l´isola di Capri, potrebbe sorgere qualche sospetto.
Michele Serra, Repubblica 20.11.08

mercoledì 19 novembre 2008

IN CELLA PER UNA SCULACCIATA

Succede in Inghilterra, nella civilissima ma strana Inghilterra. La notizia è questa: un dirigente d´azienda di 47 anni, Mister Frearson, ha dato una manata sul sedere di Harry, 7 anni, che si era allontanato per ben dieci minuti, di sera e al buio; lo ha ritrovato nel parco, e ovviamente lo ha sculacciato. Io avrei dato più che una sculacciata. Chi non l´avrebbe fatto alzi la mano.
Qualche ora dopo quattro poliziotti si presentano in casa dell’uomo: lo interrogano, lo arrestano e lo tengono in cella per una intera notte.
Insomma un papà, nell’esercizio pieno delle sue funzioni educative, viene trattato come il famigerato mostro di Londra (anche se solo per una notte!); ma mi sbaglio o dei bravi poliziotti dovrebbero essere in grado di distinguere i banditi e i malfattori da un genitore nel pieno esercizio delle sue funzioni educative?
Penso ai poveri carabinieri italiani, descritti sempre come degli emeriti imbecilli, specie nelle migliaia di barzellette che circolano da noi; ma, per una volta, quei carabinieri tontoloni non sono italiani ma inglesi; si sono appellati a una legge inglese (mica del secolo scorso, no, è del 2004), che prevede una pena/ammenda per chi supera un limite (ma quale?) nel “castigo genitoriale". Pensate a certe leggi e leggine degli anni ’50 sul bacio in pubblico; severe ammende o addirittura l’arresto per un bacio, specie se era…rumoroso.
Insomma un episodio macroscopico che denuncia ancora una volta la frase con cui Cicerone sintetizzò le storture della giustizia: ‘summum ius summa iniuria’ (il diritto applicato in tutto il suo rigore si configura come una grandissima ingiustizia).
Pensate: in Inghilterra si registrano molti casi in cui i ragazzi si accoltellano senza ragione; accade sugli autobus, nelle stazioni della metropolitana, per la strada, persino dal panettiere. Il papà della sculacciata ha trascorso una notte in gattabuia, ma se a questi giovani accoltellatori i loro padri avessero dato qualche sculacciata o magari anche qualche schiaffone in più...

lunedì 27 ottobre 2008

LE REGOLE DEMOCRATICHE INUTILI (!?)

Contro una marea di decreti legge è intervenuto, com’è noto, il Presidente Napolitano, che ha ricordato con severità che “in Italia si governa, come in tutte le democrazie parlamentari, con leggi discusse e approvate dalle Camere nei modi e nei tempi previsti dai rispettivi regolamenti, e solo in casi straordinari di necessità e urgenza con decreti".
Nonostante questa democratica e necessaria presa di posizione del Presidente della Repubblica, si affievolisce sempre più il rispetto delle regole da parte del Presidente del Consiglio, che vede appunto nelle regole un assurdo impaccio al suo operare, e ritiene quindi che il largo consenso popolare è l’unico elemento veramente fondante dell’operare politico e che tutte le altre regole, specie quelle costituzionali, devono essere subordinate ad esso. Ecco come si estingue lentamente , in Italia, lo Stato costituzionale di diritto.
È un’esagerazione? Consideriamo qualche esempio. Il Presidente del Consiglio, appresa la notizia che i giudici di Milano avevano intenzione di rinviare il Lodo Alfano alla Corte costituzionale, ha minacciato la Corte di gravissime ritorsioni, nel caso che giudicasse illegittimo quel provvedimento; oltretutto, si diceva negli ambienti governativi, non si tiene conto che questo presidente del Consiglio ha risolto il problema Alitalia e quello della spazzatura a Napoli; e quindi lo si lasci lavorare senza i turbamenti che potrebbero venire da indagini giudiziarie.
La figura di quest’uomo politico diventa ancora più radicale di quella del "princeps legibus solutus", di cui appunto il principe di Machiavelli incarna l’esempio più significativo. Quel che è peggio è che questo ‘ sentire ‘ si diffonde nel paese; anche questo ci fa lentamente scivolare verso un mutamento di regime.
Ancora, Berlusconi dice compiaciuto che il governo funziona "come un consiglio d´amministrazione"; non sa di certo che c’è una qualche differenza tra il funzionamento di un´impresa e quello di una democrazia (di questa ‘ignoranza’ vi è una conferma nel recente consiglio, dato agli industriali, di non comprare pubblicità sulla RAI, in quanto vi si trasmettono programmi che non invitano alla fiducia e all’ottimismo).
A proposito ancora dei decreti legge, poiché – come si è detto – Napolitano ha lanciato un severo monito contro di essi, questa Destra sta architettando una pericolosissima contromossa: poiché i lavori parlamentari sono notoriamente lenti, si faranno dei nuovi regolamenti parlamentari, che autorizzano il ricorso al decreto legge, quando, per esempio, una proposta di legge non viene approvata entro brevissimo tempo.
Ancora una prova del clima di restaurazione di questo governo. Sul testamento biologico, si arriverà presto a una nuova legge o un nuovo decreto legge, che già si configura come una norma contro il riconoscimento del diritto di rifiutare le cure in previsione di un futuro stato di incapacità in modo conforme ai princìpi costituzionali, al rispetto della volontà di ciascuno di governare liberamente la propria vita, dunque anche il tempo del morire; questo diritto infatti sarà subordinato alla valutazione di un medico, il quale, a priori (per ragioni deontologiche), non può rinunciare, per esempio, a idratare e nutrire forzatamente il malato. In questo modo viene escluso il parere del giudice, che dovrebbe garantire il diritto di cui sopra.
Cosa dobbiamo concludere da tutto ciò? Contro i diritti dell’uomo, la costituzione, stiamo assistenza a una deriva della democrazia rappresentativa e del sistema parlamentare. Anche senza scomodare parole come ‘fascismo’, ‘regime’, appare chiaro che viviamo in uno Stato in cui l’affievolirsi dello spirito democratico ne accelera i processi di degenerazione. Se questo spirito assolutistico e spavaldo si diffonde (anche con la colpevole collusione dei media), e se non vi si oppone concretamente e largamente una visione democratica e partecipativa, non è fuorviante pensare che il paese ha preso una china dalla quale difficilmente potrà risalire.

sabato 25 ottobre 2008

FACINOROSI

"Facinorosi" è una parola fantastica, non la sentivo dai tempi della "Notte" di Nino Nutrizio (i più giovani non possono sapere che cosa si sono persi…), dai tempi della vecchia destra d´ordine, azzimata e perbenista. Il Berlusconi che denuncia i "facinorosi" è esattamente questo, un milanese anziano che non apprezza e non capisce i cortei di giovinastri pieni di grilli per la testa, andassero a lavorare, andassero.
Se non ci fosse da preoccuparsi – forti delle esperienze passate – per eventuali violenze (infiltrazioni di fanatici, provocazioni di farabutti), ci sarebbe da divertirsi di fronte allo spettacolo sorprendente di una destra che si è venduta per anni al mercato della "modernità", del "nuovo", del "cambiamento", e si ritrova a borbottare davanti ai cortei come la vecchia borghesia dei padri e dei nonni. Vecchi e presi alla sprovvista da un movimento molto nuovo, ecco come ci appaiono all´improvviso i giornali e i capi della destra italiana: Berlusconi in testa. Ci manca solo una polemica contro i capelloni, un corsivo indignato contro la promiscuità sessuale nelle scuole occupate, e ci parrà di essere tornati agli sconquassi della nostra remota giovinezza. Nel frattempo la giovinezza altrui veleggia da altre parti, per sua fortuna. E per sfortuna di una maggioranza che torna a essere, banalmente, di benpensanti spaventati.
Michele Serra (laRepubblica 25 Ottobre 2008)

venerdì 17 ottobre 2008

Beata ignoranza

L’abbiamo già detto che la nostra neo-beata non c’entra nulla con quello che sta succedendo alla scuola pubblica, è solo un santino che nasconde il totem Tremonti con Brunetta sulle spalle. Il fantastico duo non si è nemmeno sprecato a trovare uno straccio di pedagogista, seppur raccogliticcio, che scrivesse 2 righe sensate a far da schermo a un provvedimento vergognoso…probabilmente costava troppo e il Decreto Legge 137/2008 (link) l’ha fatto scrivere alla Gelmini in persona (e si vede) nel suo regolare orario di lavoro.
La vera “riforma” è contenuta nella legge 133 del 6 agosto 2008 che rade al suolo qualsiasi residuo di qualità educativa e didattica che nel tempo ha resistito, in particolare nella scuola dell’infanzia e primaria, il tutto sostenuto da una grancassa di bugie e proclami demagogici. Uno su tutti: il ritorno ai voti in decimi e al voto in condotta come cura per la maleducazione, il bullismo, la perdita di autorevolezza degli insegnanti…che è un po’ come proporre di tornare al calesse per ovviare all’inquinamento e all’effetto serra… Fatto sta che dietro a specchietti come questo, come il grembiule e la bocciatura per il voto in condotta si nascondono i tagli di tutte le risorse possibili e immaginabili: docenti, compresenze, tempo scuola, professionalità specializzate.
E il sindacato che fa? Invece di ammettere l’errore madornale della difesa a oltranza di insegnanti non solo fannulloni, ma anche incompetenti o inadeguati a stare con i bambini, invece di promuovere un sistema di formazione e di valutazione di insegnanti degni e capaci e di rivendicare retribuzioni commisurate alla responsabilità e alla competenza rispolverano gli slogan degli anni ’70.
L’opposizione che fa? Borbotta o tace.
E fra l’incudine e i martelli ci sono migliaia di bambini, ragazzi ed il loro futuro.
E’ proprio il caso di dirlo: Beata Ignoranza!

In: http://blog.libero.it/manualeperdonne/5670354.html

giovedì 16 ottobre 2008

La protesta dei giovani

In questi giorni in cui nelle scuole italiane e nelle Università c’è un grande fermento, non è infrequente vedere nei vari TG qualche melenso cronista che intervista qualche dei giovani liceali, chiedendo le ragioni della protesta; naturalmente, tra tutte le interviste fatte e le risposte avute, si manda in onda la risposta del ragazzo più sornione, più distratto, meno acculturato e meno interessato, sicché alla domanda di quale sia la motivazione della protesta, si sente la candida risposta “Non lo so” o si sentono risposte consimili tipo “Protestiamo per la Finanziaria”; in realtà quelle risposte sono state date in casi isolati, presi appunto con le pinze dai vari TG. La conclusione del servizio è ovvia: la protesta non farà molta strada. Invece la protesta farà moltissima strada, specie per il fatto che il Presidente del Consiglio, come se non avesse mai davanti figli sedicenni e diciottenni, ha detto che è ora di finirla con le proteste, i sit-in e le occupazioni. Sembra un invito a nozze per questa generazione.
Certo anch’io penso che tutti questi ragazzi e giovani delle scuole e delle Università non abbiano un’idea chiara di ciò che si sta tramando alle loro spalle, ma penso anche che è importante la voglia di ribellarsi e che, strada facendo, un´idea propria se la faranno, e se la faranno insieme agli altri, sempre che non si accontentino degli slogan.
Si sa che la riforma taglia le spese per risparmiare, ed escogita maestri unici e disciplina perché il maestro unico costa meno e addirittura la disciplina è gratis. Ma il ministro non ha messo in conto che niente è più gratuito della ribellione. Comincia a circolare tra i giovani una nuova idea: “Il sapere non è una mercanzia”; non è solo una bella frase, perché, se questi ragazzi la prendono sul serio, vuol dire che aspirano al sapere, e che lo vogliono liberare, un po´, dalle “bancarelle del mercato” (l’espressione è di Adriano Sofri in
questo interessantissimo articolo).

mercoledì 15 ottobre 2008

L'handicap a scuola

Ho letto con molta attenzione l’articolo di Francesco Merlo su Repubblica del 15 u.s. Sono ovviamente d’accordo con l’assunto generale sotteso all’intero articolo, quando l’autore dice che “per un bravo insegnante, i ragazzi sono tutti uguali, tutti bisognosi di informazioni e di formazione anche se ciascuno alla propria maniera”, e mi piace anche l’affermazione che “il professore migliore …sa affrontare ogni genere di ignoranza, sia essa linguistica matematica o filosofica, e conta poco che essa derivi da un impedimento psicologico o da una estraneità al linguaggio istituzionale, alla lingua nazionale”. Ma l’autore, preso naturalmente dalla foga del suo argomentare, ingloba nel suo discorso “tutti gli handicap”, senza fare dei distinguo. Com’è possibile, dico, che oggi si accolga in una classe normale un soggetto con (non solo) un handicap psicologico, ma che, come risulta dalle schede medico-psicologiche e soprattutto dal comportamento in classe, ha l’evoluzione psicologica di un bambino di tre anni? Come si può mettere in una classe di normodotati un soggetto che continuamente grida, canta, rompe oggetti e materiali didattici, straccia quaderni e libri dei compagni, lecca (sic!) oggetti, persone, persino le pareti dell’aula? E’ una scelta democratica questa scelta didattica così dissennata?. Quindi vorrei dire a Francesco Merlo che per la presenza in aula di un soggetto non normodotato non mi preoccuperei più di tanto, perché otterrà un qualche vantaggio stando insieme ai compagni e gli alunni normodotati alla lunga recuperano anche con l’opera oculata e paziente di un ottimo docente. Ma com’è possibile inserire in classe un soggetto che non solo rallenta il processo didattico dell'intera classe, ma che addirittura lo annulla?

venerdì 10 ottobre 2008

Alla ricerca del mandante

C´è il "delitto", scoperto da questo giornale insieme a "Report", la trasmissione tv di Milena Gabanelli: l´ennesima norma ad personam, infilata di straforo dentro il decreto sull´Alitalia e ritagliata su misura per salvare finanzieri come Tanzi e, soprattutto, banchieri come Geronzi. Ci sono i "colpevoli": Angelo Maria Cicolani e Antonio Paravia anonimi parlamentari del Pdl relatori dell´emendamento, "peones" come lo furono, nella precedente legislatura berlusconiana, i Cirielli e i Nitto Palma che mettevano la firma sulle peggiori nefandezze giudiziarie commissionate dagli avvocati del premier.Ma chi è il "mandante" di questa nuova legge-vergogna, che nel silenzio della maggioranza e nell´ignoranza dell´opposizione stava per passare al vaglio del Parlamento? Berlusconi dichiara: «Non ne sapevo niente». E questo, per lui, è normale, come quando giura: «Non mi occupo mai delle mie aziende». Tremonti fa molto di più: «O va via l´emendamento, o vado via io», annuncia nella solennità dell´aula di Montecitorio. E questo fa onore al suo rigore morale e alla sua serietà politica. Ma la domanda resta. Chi è il "mandante"? E che garanzia abbiamo che il centrodestra non riprovi a infilare da qualche altra parte la norma che salva, con Geronzi, il capitano di un nuovo assetto di potere economico e finanziario che si sta organizzando attorno alla stella fissa del Cavaliere? Nessuna, purtroppo. Dal lodo Alfano al lodo Cicolani: questo è lo "stile della casa". E poi si scandalizzano se qualcuno si preoccupa per la qualità della nostra democrazia.
(da laRepubblica 10 Ottobre 2008)

giovedì 9 ottobre 2008

Dopo i gravi fatti dell'Albergheria

Dopo i gravissimi fatti dell’Albergheria, nessuno difende le forze dell´ordine, anzi tutti addosso: 'polizia boia', 'figli di p.', per non parlare delle scritte che si leggono sui muri del quartiere. Non solo: sono frequenti le manifestazioni contro la polizia, preceduti, accompagnati o seguiti da atti di messa a soqquadro dell’intero quartiere per protestare contro la morte accidentale dei due ragazzi che, di notte, correvano in senso vietato per sfuggire all´inseguimento di una volante della polizia chiamata per impedire un furto. Il mio timore è che tali rivolte possano essere messi in relazione con qualcuno o qualcosa, assoutamente estranei a nobili motivazioni, come appunto la pietà e il dolore per la morte dei due giovani. Ed ecco allora la folla inferocita contro i poliziotti e, anche in ambito politico, una levata di scudi generalizzata contro tutte le forze dell’ordine, accusate di un eccessivo zelo nel reprimere il crimine; comportamento che questa volta, si grida ad alta voce, ha prodotto un evento luttuoso e tragico. A dire il vero, qualche voce si è levata a difesa dei poliziotti, ma nei loro confronti non servono solidarietà formali; servono invece provvedimenti concreti che salvaguardino il ruolo dei vari corpi di polizia e ne rafforzino il loro carattere democratico. Inoltre, fatta salva la condanna senza appello di quei pochi, tra le forze dell’ordine, che si sono macchiati e si macchiano tuttora di gravi fatti di autoritarismo e repressione, occorre avere, nei confronti delle forze dell’ordine, una grande solidarietà; che ben venga quindi il ripristino dell´autorità (non il vecchio autoritarismo) dello Stato democratico di diritto (non di questo governo, beninteso!). I poliziotti, i vigili, i carabinieri rappresentano la mano autorevole dello stato, che si serve di loro per contrastare, come può, quella parte della società che vive nell’illegalità e spesso nel crimine.

mercoledì 1 ottobre 2008

LA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito alpotere, un partito dominante, il quale però formalmente vuolerispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Nonvuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamentoper i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvatadittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e pertrasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge chele scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è unacerta resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto ilfascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altrastrada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia atrascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quelpartito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a questescuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino aconsigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondosono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno deipremi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a queicittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece chealle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuoleprivate. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riescemeglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Ilpartito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole diStato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato perdare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, inquesto convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione,questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassacucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinarele scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i lorobilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e ilcontrollo sulle scuole private. Non controllarne la serietà.Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimiper insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare allescuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuoleprivate denaro pubblico."

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950.

martedì 23 settembre 2008

UN PROGETTO SCOLASTICO...CREATIVO


[…] Ogni giorno esce un trafiletto sulla scuola sempre della ministra Gelmini o di qualche suo estimatore che desta in me stupore e rabbia. Ci si è messo anche l’ex ministro Berlinguer a darle ragione come se lui non avesse fatto nulla per infierire si di essa come i suoi predecessori e i suoi successori: tutti con ricette belle e pronte per cambiarla, in meglio dicono, pur essendone fuori da secoli o non conoscendola affatto.
Vi ricordate il famoso concorsone di Berlinguer? Qual era lo scopo? Non me lo ricordo neppure… Ah, si: verificare la professionalità dei docenti e retribuirli di conseguenza. Era una prova scritta e l’avrebbe superata come al solito il più furbo, avendo saputo copiare l’argomento assegnato. Era talmente “stupido” (il concorsone s’intende) che vi fu un’opposizione talmente forte da creare un dissenso corale, organizzato anche dai sindacati vicini alle sue posizioni politiche e da tutti i docenti. Si può essere più ciechi di così? Ma dove vive questa gente? Su di un altro pianeta e guarda alla nostra scuola con un cannocchiale. Vede i particolari, ma non ha una visione globale dell’istituzione scolastica che con determinazione e competenza fa il suo lavoro e il suo dovere. E’ come visitare un bosco e dire che un albero sta invecchiando, mentre tutt’intorno nascono nuovi e vigorosi virgulti.
Adesso la Gelmini, dopo aver preparato il decreto legge sul docente unico, ha annunciato e sta preparando un altro decreto per l’accorciamento dell’orario scolastico nelle scuole superiori perché, sostiene, non è la quantità delle ore d’insegnamento a migliorare la scuola, ma la qualità. E che vuol dire? Chiedo a voi i lumi necessari per capire. Perché allora nelle fabbriche si chiede un orario più lungo e più flessibile? Io quando porto la mia macchina al lavaggio a mano non dico agli addetti: “Fate presto!” Ma che la puliscano e la lavino in tutte le sue parti, anche le più nascoste. Occorre più tempo, è vero, ma l’auto esce dal lavaggio più pulita e più lucente.
Sono esempi al limite del paradosso? Può darsi, ma l’idea è proprio questa: mettere in rilievo i paradossi degli altri, i quali non fanno altro che esprimersi per paradossi solo per dire stupidate e “meravigliare” con le loro uscite “paraintelligenti” i tanti gonzi che stanno lì ad ascoltarli a bocca aperta. Pare che la ministra sia un’amante delle classifiche; prima ha suddiviso gli insegnanti in buoni e cattivi, naturalmente buoni quelli del nord e cattivi quelli del sud, ora suddivide le materie in importanti e meno importanti o addirittura trascurabili. Qual è il criterio? Ho l’impressione fondata che si nutra di luoghi comuni, definendo l’italiano una materia importante, il che mi sembra talmente evidente da non spenderci nemmeno una parola per definirla un’incompetente di quattro cotte, e meno importante. Che cosa? La storia dell’arte, l’educazione fisica, la musica, ecc.? Posso permettermi di cambiare nome alla ministra? Invece di miss Gelmini, miss Ghigliottina? Perché da tutto questo deriva solo un ulteriore taglio alle classi e ai docenti. Eh che! A 33 anni, gentile com’è, si mette a fare la boscaiola?
Non si fa altro che denigrare la scuola, sempre per sentito dire, anche dagli analfabeti patentati solo perché i ministri o la ministra, presi dal sacro fuoco delle riforme, si consentono di dire quello che non hanno il diritto di dire, soprattutto per la loro ignoranza. Si butta continuamente fango su di essa e sui docenti senza sapere che vi operano fior fiori di insegnanti che hanno sostenuto concorsi, corsi di perfezionamento, master e anni e anni di lavoro sul campo. Certo che vi sono alcune difficoltà. Anche nelle migliori famiglie esistono le difficoltà vuoi economiche, vuoi psicologiche, vuoi di rapporti tra marito, moglie e figli. Anche nelle aziende ci sono le difficoltà. L’Alitalia è un luminosissimo esempio, determinato in buona parte proprio da questo governo. Che si fa? Si dichiara il fallimento? Si arriva alla bancarotta? Il buon senso suggerisce di mettere in atto tutti gli strumenti per evitare crisi e crolli irreversibili, altrimenti non si né un buon amministratore, né buoni genitori, né un buon ministro. Da un recente rapporto dell’ISTAT risulta che gli insegnanti di ruolo, ossia con contratto a tempo indeterminato negli ultimi anni sono diminuiti di oltre cinquantamila unità, mentre quelli a tempo determinato sono aumentati di circa settantamila. E non è vero che le classi sono formate da pochi alunni, anzi in questi ultimi tempi sono aumentate di numero, molte rasentano le trenta unità non in difetto, ma in eccesso. Solo nei piccoli centri c’è qualche acriticità in fatto di numeri. E che si fa? Le classi, anche se con pochi alunni, si sopprimono, creando più analfabetismo di quanto già non ve ne sia? Dov’è la ministra delle pari opportunità? Fa la “peripatetica” (nessuno si offenda se do della peripatetica alla ministra Carfagna. Socrate chiamava la “sua scuola peripatetica” perché l’insegnamento avveniva passeggiando, appunto) lungo le strade d’Italia per contare le prostitute che esercitano il mestiere più antico del mondo? Sapete quante classi si formerebbero? E non sarebbe neppure una cattiva idea!
Un docente ascoltato per radio stamattina diceva: “Ma ci lascino lavorare in pace! Non è possibile che chiunque arrivi al ministero dell’istruzione sia animato dal sacro fuoco del cambiamento credendo di far bene. E’ solo distruzione. Nient’altro!” Termino con le stesse parole, aggiungendo solo una piccolissima osservazione: la scuola è anche pane per tanti lavoratori! E’ una vergogna?

In: http://www.mentecritica.net/la-scuola-non-e-tutelata-tutti-le-stanno-addosso/il-bello-della-politica/lupoalburnino/6950/

domenica 21 settembre 2008

A CHE SERVE UN GOVERNO?


Secondo l’opinione di tutti, un sistema politico repubblicano, parlamentare e democratico, nato da una lotta lunga e sanguinosa contro un regime totalitario, ha come unico obiettivo il benessere di tutta la popolazione. Questa è l’opinio ocmmunis, ma non sembra la risposta di Bossi, Gelmini e soci, che hanno fatto finora quanto potevano per tutelare gli imprenditori a danno dei lavoratori, per dividere ciò che faticosamente la storia ha unito, per colpire la scuola e la giustizia, far pagare ai poveri lo scialo dei ricchi, in una parola, favorire individui e classi sociali a danno di altri individui e di altre classi sociali; cosicchè solo benestanti, imprenditori e delinquenti ritengono che nella storia della Repubblica non si sia mai visto un governo migliore.
Anche il papa, del resto, che critica ad ogni piè sospinto la piaga del relativismo, difende il Governo e giunge a sconfessare la sua stampa "progressista" quando s'azzarda ad attaccare Gelmini, La Russa e Bossi.
Noi vorremmo vorremmo che questi signori ci spiegassero in virtù di quale filosofia di governo ripropongono al Paese la formula scellerata per la quale ieri il Mezzogiorno, abbandonato a se stesso dallo Stato in attesa di essere trainato dallo sviluppo del Nord, vide nascere quella "Questione Meridionale" che non si risolve certo col rinnovato egoismo del federalismo fiscale. Dovrebbero spiegarci con chiarezza quale filosofia di governo ci sia dietro il censimento dei Rom, che ricorda così da vicino la miseria morale delle leggi razziali; noi, che conosciamo le conseguenze prodotte sul presente dalle scelte passate - e temiamo, perciò, per il futuro - noi vorremmo che ci spiegassero in nome di quale profonda e nuova concezione della vita e della storia ritengono di poter ricondurre la scuola ai tempi di Gentile ed evitare, nel contempo, i guasti prodotti dal pensiero fascista.
Noi siamo convinti che siamo davanti a una specie di mutamento del potere; infatti gli interessi economici di una classe stanno soffocando la politica e i devastanti poteri di persuasione dei mass media stanno diffondendo a livello planetario questo nuovo credo pernicioso. E' per questo che chiediamo a Gelmini, Bossi, Carfagna e La Russa quale filosofia di governo c'è dietro la continua manipolazione della realtà (vedi Radio, Tv e anche giuornali); quale dottrina dello sviluppo renda morale una politica che sottopone l'etica alle leggi del mercato e alla logica del profitto. Per farla breve, noi vorremmo che Gelmini e compagni rispondessero a una domanda: A che serve un governo?

giovedì 18 settembre 2008

L'HA DETTO LA TELEVISIONE...




IL COLORE DEL CRIMINE

Che bel quadretto di fraternità, la rivolta di Sant´Angelo contro l´arrivo di un pugno di migranti in attesa di asilo politico. Alla radio una signora si lamenta che la recinzione del ricovero è troppo bassa. Un´altra spiega perché non li vogliono accogliere: rapinano ammazzano e rubano i bambini. Il giornalista chiede: «Ma scusi, come lo sa?». Risposta: «In televisione non si vede altro». Che bello, la televisione ha insegnato l´italiano a tutti, e finalmente anche il criterio sicuro per distinguere i criminali: dal colore della pelle. Intorno alle recenti misure antiprostituzione di strada si disputa: ma qual è l lunghezza giusta della minigonna per capire se una è prostituta, e che atteggiamento deve tenere? Inutili sofismi: se si vede che è straniera si vede che è prostituta, in televisione non si vede altro. La legge non può dirlo esplicita perché se no l´Europa protesta, ma noi italiani ci capiamo al volo.





su: laRepubblica Palermo 17 Settembre 2008

giovedì 11 settembre 2008

Di tutta l'erba un....Fascio


“Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa come quelli della Nembo dell’esercito della Rsi, dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando il rispetto di coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia”.
Queste sono le parole pronunciate dal Ministro della Difesa on. Ignazio La Russa in occasione della cerimonia per l’anniversario della difesa di Roma, rendendo quindi esplicitamente onore ai soldati dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana.
Subito, appena udite queste frasi e ancora prima di iniziare a pensare, è esplosa in me la rabbia. Una rabbia densa, una collera quasi primitiva e ho provato un intenso desiderio di avere fra le mani questo spregevole individuo, capace di tanto abominio. Recuperate le facoltà mentali e ristabilita la connessione con il cervello, ho iniziato a riflettere, cercando di capire di che razza di coscienza stesse parlando il ministro? Quale tipo di coscienza può ritenersi soddisfatta dall’affermare che militari fascisti repubblichini siano da reputare paladini della patria al pari di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita in nome di un ideale alto e nobile come la democrazia, imputando le eventuali differenze a candide divergenze di punti di vista? La risposta è giunta in un lampo: la coscienza di un fascista!!
Il periodo del becero revisionismo è iniziato da qualche anno ed ogni occasione è buona per assestare una spallata. Già i risultati si percepiscono, poiché l’indignazione è sempre più blanda e diluita. Tesi che un tempo avrebbero scatenato roboanti cori di protesta e spinto l’intera nazione a manifestare compatta il proprio dissenso, oggi vengono spacciate quasi impunemente, senza clamore. Solo qualche bisbiglio contrariato qua e là. Essi sono pazienti e tenaci, sono consapevoli del fatto che goccia dopo goccia il solco nelle menti degli italiani diverrà sempre più profondo ed i ricordi torbidi e confusi.
In questo paese si danno per scontate troppe cose, come ad esempio la conoscenza della storia patria e la condivisione dello spirito antifascista che ha gettato le basi di questa nostra Repubblica. La realtà è però assai diversa da come la si crede. Le occasioni per parlare di quel periodo fondamentale del nostro passato ed in particolare della Resistenza sono sempre più rare, mentre la memoria scolpita nella carne e nelle ossa svanisce con i nostri nonni.
La deriva verso una rivisitazione ed una falsificazione degli eventi è avviata e gli anticorpi che possano evitare l’evolversi di tale processo degenerativo sono sempre più fragili e sparuti.
Io condanno La Russa per aver sostenuto che assassini rimasti fedeli ad un tiranno sanguinario e senza scrupoli, dopo venti anni di dittatura, di crimini e brutalità, con un paese violentato ed un popolo prostrato da una guerra assurda, siano da accomunare a coloro che hanno lottato affinché l’incubo avesse fine e perché gli italiani riacquistassero dignità e libertà. Le diversità sono molteplici e mastodontiche, come diversa è la vita dalla morte. Condanno l’eversione insita nel suo ragionamento e l’insulto imperdonabile in esso contenuto.
Chiedo quindi le dimissioni di questo personaggio che con le sue uscite estemporanee cerca di recuperare credito su quelle frange estreme dell’elettorato del suo partito deluse e stupite dalla svolta buonista e centrista imposta dal tanto vituperato (in passato) Berlusconi.Una persona che usa questi mezzi mestatori e opportunisti a mio parere è indegna di rivestire la carica di Ministro della Nostra Repubblica.

domenica 7 settembre 2008

IGNAZIO LA RUSSA DIFFIDATO A VITA


Ignazio La Russa non potrá più seguire nemmeno una partita di briscola col morto che si terrá al bar di fronte casa sua. Lo ha stabilito la procura federale del Coni, dopo aver ascoltato le dichiarazioni del ministro ai danni del capo della Polizia, oltre che osservato attentamente i tratti somatici del ministro della Difesa.
Maroni, venuto a conoscenza dei fatti, ha espresso solidarietá al ministro di An: «Povero Ignazio, rimanere a casa la domenica non deve essere semplice ma sempre meglio che tornare nella sua Catania». L’esponente missino teme di esser vittima di un complotto organizzato dal capo della polizia con la complicitá del ministero degli Interni dopo le pesanti dichiarazioni dei giorni scorsi. Manganelli ha tenuto a precisare che oltre ad aver goduto davanti alla sentenza che ha colpito La Russa non ha fatto altro.
Parole di affetto al ministro sono arrivate dal centrosinistra. Il leader del Pd, Veltroni ha ipotizzato 10 partite a porte chiuse del Catania, a casa La Russa. «Serenamente – ha spiegato l’ex sindaco di Roma – verranno spostate macchine blu e vasi medievali. Stará nella sensibilitá dei calciatori non calpestare le cacche dei due mastini regalatigli da Bossi».
Ancora più esasperata la compassione della sinistra radicale. Così Paolo Ferrero ha commentato l’episodio. «Credo che in un qualsiasi Paese democratico debba essere garantita ad un cittadino qualsiasi la possibilitá di tifare per la propria squadra di calcio. L’ultrá appartiene ad una classe sociale disagiata. Noi di Rifondazione ci batteremo affinché queste persone frequentino gli stadi anche se forniti di fucile, bombe a mano e…». Il resto della dichiarazione non lo sapremo mai, il cronista preso da sgomento, gli ha tolto il microfono di bocca.

lunedì 1 settembre 2008

LA GRANDE CASERMA


Per il Ministro Gelmini il problema della scuola italiana è il bullismo. La soluzione: grembiulino e voto in condotta; si sa ormai da un po'.
Ovviamente maggiori finanziamenti per gli stipendi degli insegnanti, un allargamento del corpo docente, una razionalizzazione delle spese, sono quisquilie, non servono, non hanno senso. Ha senso invece una riforma ‘ammazza-Università’, inserita in un comma della finanziaria, così magari nessuno se ne accorge….
Ma c’è di più. Per affrontare lo sfascio della nostra istruzione e limitare gli sprechi non serve finanziare la ricerca per evitare la fuga dei cervelli; molto ma molto meglio reintrodurre l'educazione civica. Come mai? Lo ha fatto quel brutto comunista di Zapatero; possibile che lo faccia anche Silvio? Tranquilli, l'operazione è di facciata, ed è presto detto perché.
Grembiule e voto in condotta alle elementari mi sembrano il primo passo verso una irregimentazione. Non per niente la cosa piace tantissimo alle associazioni di genitori e studenti pseudocattolici, che hanno tanta nostalgia delle bacchettate sulle nocche. Per questi signori, si sa, l'unico modo di riportare la disciplina consiste nel picchiare duro (magari di manganello), non ne conoscono altri. Metodo che piace alle menti semplici: per questo lo stanno facendo anche con gli immigrati.
Invece di indire una campagna che cambi la percezione dell'importanza sociale degli insegnanti, che ormai sono considerati meri accessori dell'edificio scolastico, questi inquadrano i pupi e li minacciano di bocciatura se non si conformano ai dettami morali di chi è sopra di loro. Certo, il voto di condotta c'era anche quando andavo a scuola io, ma la differenza è che non c'era un governo autoritario con voglia di totalitarismo.
Oggi si assiste, anche alla scuola elementare, all'aggressione verbale della maestra da parte del genitore, presente il bambino, per un voto non all'altezza. Ricordo che se prendevo un voto scarso, a casa erano guai…In questo contesto, mi spiegate a che serve il voto di condotta?
Educazione civica, dicevamo. Luciano Corradini, pedagogista di fama e presidente del gruppo di lavoro ministeriale che dovrà redigere le linee guida da inviare agli istituti, dice: “La Costituzione è il giacimento, in gran parte inutilizzato, dei principi e dei valori su cui si regge una cittadinanza che sia proponibile alle nuove generazioni, dal piano locale a quello mondiale. Da qui la scelta di riscoprirla nella scuola.” Ah, sì? Per dimostrare coerenza il signor Corradini dovrebbe presentare le dimissioni, perché pochi governi nella storia della repubblica (o in quella di qualsiasi repubblica europea) con la Carta costituzionale ci si sono puliti il c… con così maschio vigore (Lodo Schifani e poi Alfano, che ci rendono diseguali davanti alla legge; guerra contro l'Iraq e l'Afghanistan che viola l'Art. 11; la separazione delle carriere di magistrati e PM che annulla la separazione fra i poteri dello Stato istituisce di fatto un regime; le varie censure come l'editto bulgaro che viola l'Art. 21; devo continuare?).
Proprio date queste premesse, mi chiedo: EDUCAZIONE CIVICA?
DELLA GENTE COSI'? Cosa insegneranno? Disprezzo della legalità?
Il primo a introdurre l'educazione civica nei programmi fu Aldo Moro, nel 1958. Lo fece per depurare i libri di testo e la mente dei ragazzi dalla propaganda fascista.
Il brutto è che la stessa educazione civica può essere strumento di propaganda. Da un governo di corrotti e corruttori, mafiosi, piduisti e quant'altro, non mi aspetto di meno. Attendo di leggere le linee guida per capire se stiamo assistendo alla rifondazione dell'Ordine Nazionale Balilla o che altro. Nel frattempo direi che ogni sospetto è legittimo.
Se avete dei figli in età scolare state molto, molto attenti a quello che impareranno da ora in poi... vabbé, ma che parlo a fare: spesso è colpa vostra; che invece di chiedervi perché vostro figlio fa il bullo, andate a pestare il prof. se lo rimprovera. Non vi balena qualche volta l’idea che in questo modo vi mettete la dignità sotto i piedi?

(*) Liberamente tratto da: http://www.talkinrapper.com/2008/09/diseducazione-civica.html

mercoledì 27 agosto 2008

La scuola del Sud non è di serie B


I giornali hanno riportato le dichiarazioni del ministro Gelmini sull'abbassamento della qualità dell'istruzione in Italia, imputabile alle scuole del sud e ai suoi insegnanti per i quali la titolare del ministero dell'Istruzione ha parlato di corsi ad hoc. Oggi la rettifica. Resta però l'amarezza, tanta. Ho 28 anni e ho fatto le scuole dell'obbligo e il liceo in provincia di Catanzaro. Poi l'università a Roma. Massimo dei voti in un semestre in meno rispetto alla durata del mio corso. Idem mio fratello, laureatosi poche settimane fa. Come sempre oggi ho parlato al telefono con mia madre che in un liceo del sud lavora come assistente amministrativa. A stento tratteneva le lacrime commentando le parole della ministra. Uno schiaffo a intere generazioni di meridionali che hanno fatto e fanno sacrifici per emanciparsi dall'ignoranza e dalla mediocrità. Uno schiaffo ai tanti ragazzi che hanno lasciato le famiglie per andare a insegnare al nord, a riempire i vuoti lasciati da un sistema improntato al produttivismo. Uno schiaffo ai tanti meridionali che riempiono le università del centro e del nord. Provo un'amarezza infinita. E non bastano le smentite. Non bastano più. Negli ultimi mesi ho visto sgretolare a poco a poco tutte le cose che proprio in quelle scuole tanto criticate mi sono state insegnate: il rispetto della diversità, il dialogo tra le culture, il coraggio di seguire una vocazione. Per anni anche all'università ho ringraziato mille volte gli insegnanti incontrati in quelle scuole dove, mancava la palestra, mancavano strumentazioni nuove nei laboratori, ma non mancava l'amore per la cultura né la preparazione e la voglia di trasmetterlo a chi aveva voglia di appropriarsene. Mi fa paura quello che vedo e sento. Credevo di essere italiana. Oggi ho riscoperto di essere meridionale. Italiani sì, ma di serie B.
dA: laRepubblica, (Lettera firmata)

sabato 23 agosto 2008

I SICILIANI E I POLITICI CON LE MANI LEGATE

Chi lega le mani e i piedi ai politici

I siciliani vogliono che quelle mani e quei piedi rimangano legati.

Francesco Palazzo

Una delle frasi di commiato del questore Giuseppe Caruso, che lascia Palermo per Roma, sarebbe da incorniciare per come, in maniera sintetica, descrive la situazione politica siciliana. Commentando gli indubbi successi repressivi contro Cosa nostra degli ultimi tempi, nel riferirsi all´azione politico-amministrativa della maggior parte delle istituzioni rappresentative siciliane, afferma che «ci sono politici che hanno mani e piedi legati: devono avere più coraggio e agire in assoluta libertà».Chi lega la politica siciliana e le impedisce di fare per intero il proprio dovere? Si potrebbe facilmente rispondere che sono i legami con la mafia, visibili e meno palpabili, quelli che frenano, imbrigliano, ritardano, paralizzano molti uomini e donne, certi partiti o frange consistenti di determinate formazioni politiche, un buon numero di istituzioni e governi locali. E, in piccola parte, ciò corrisponde al vero. Ma c´è, e secondo noi è la porzione più consistente, una politica siciliana che ha le mani e i piedi legati, o vuole mostrare di averli, per trovare alibi all´inconsistenza amministrativa che la caratterizza, all´incapacità di governo che manifesta, alla scarsa progettualità politica che riesce a mettere in campo, in quest´ultimo caso, sia che governi sia che si trovi all´opposizione, per motivi più interni alla stessa azione politica e amministrativa.Abbiamo, in sostanza, sempre più l´impressione che l´azione politica, certo non di tutti ma della maggior parte degli eletti ai diversi livelli di governo nell´Isola, sia caratterizzata dall´incanalamento, a volte legittimo, spesso abbastanza ambiguo se non illegittimo, delle risorse pubbliche a vantaggio dei pochi che riescono ad afferrare il mantello di questo o quel potente.
Che ha il potere di aprire e chiudere i cordoni della spesa, di conoscere la via per arrivare a un posto di lavoro foraggiato dal pubblico e non sempre essenziale alla collettività.Se questi sono i principali obiettivi della politica in Sicilia, vuol dire che il tempo per amministrare la cosa pubblica in maniera virtuosa e trasparente sarà sempre meno, il coraggio e la libertà auspicati dal questore latiteranno sempre più. Tutte le migliori energie mentali e fisiche verranno indirizzate a privilegiare, in termini di accesso ai santuari della spesa pubblica, la vera cosa che conta a certi livelli, il proprio pezzo di tribù politica, la propria corrente, la corte più o meno nutrita che gira intorno a questo o a quel deputato, consigliere provinciale, comunale o semplicemente circoscrizionale.Allora è normale apprendere, e dovrebbe invece creare scandalo, che questo o quel vertice della burocrazia regionale, sanitaria, comunale, provinciale è legato a questo o a quel potente. Ci chiediamo: se un alto dirigente dovrà rispondere del proprio operato a chi è in grado di salvaguardarne la carriera, avrà o no le mani e i piedi legati nell´attività amministrativa che dovrebbe svolgere a solo esclusivo vantaggio della collettività? E se il politico che lo garantisce, e può o meno rimuoverlo, non dovrà guardare all´efficacia e all´efficienza del suo operato, ma soltanto alla sua fedeltà alla casacca politica che indossa, avrà o no anch´egli mani e piedi legati?La risposta alle due domande è scontata. Il questore uscente ha individuato il nodo cruciale della vita pubblica siciliana: una politica e un´amministrazione dalle mani legate, non solo per il rapporto con la mafia, è la vera palla al piede della Sicilia. Come fare a sciogliere questi nodi tragici che legano tante mani e tanti piedi non è purtroppo all´ordine del giorno della stragrande maggioranza dei siciliani. I quali vogliono, è bene dirselo senza ipocrisie, che quelle mani e quei piedi rimangano legati. Ciò serve a rispondere meglio ai bisogni clientelari di un popolo che continua a non chiedere altro alla politica.

In: laRepubblica 23.8.2208

mercoledì 6 agosto 2008

FARSE POLITICHE E DIRITTI CIVILI

Noi italiani abbiamo una vocazione per la farsa. Finché si applica l´arte, tutto bene. Quando traligna e si pretende politica, l´effetto è meno lusinghiero. E conferma il resto del mondo nel giudizio sul carattere sovente umoristico delle nostre apparizioni sul palcoscenico internazionale.
Alla farsa politica appartiene senz´altro l´invito rivolto in extremis da autorevoli esponenti del governo (Giorgia Meloni) e della maggioranza (Maurizio Gasparri) ai nostri atleti perché boicottino la cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici. Motivo: il regime di Pechino non rispetta i diritti umani.
Ora, i casi sono tre.
1: Gli standard cinesi in materia di libertà civili, sovranità del diritto e democrazia sono del tutto intollerabili per i principi e la prassi del nostro paese, al punto di impedirci di partecipare alle Olimpiadi. Ipotesi ad oggi scartata dal governo e dalla maggioranza di cui le Meloni e i Gasparri sono parte.
2: L´autocrazia cinese non ci piace punto, ma siccome rappresenta una superpotenza in gestazione, con cui dovremo fare i conti per questo secolo e oltre, non consideriamo utile ferirla nel momento in cui, ospitando il più grande evento mediatico di ogni tempo, si espone al giudizio del mondo. Anzi, le Olimpiadi sono l´occasione per spingere la Cina ad avvicinarsi per quanto possibile ai valori e alle regole occidentali. Opzione prevalente a Palazzo Chigi, come confermato in serata dallo stesso Berlusconi con una telefonata al ministro degli Esteri Frattini, nel tentativo di mettere la sordina alla diatriba innescata da Meloni e Gasparri. Scelta fra l´altro già solennemente sigillata da Napolitano con la consegna del tricolore ai nostri atleti in partenza per Pechino.
3: Insensibili al principio di non contraddizione e al comune senso del pudore, proviamo a conciliare le due scelte precedenti. Dunque spediamo gli azzurri in Cina con il dovuto accompagnamento di stendardi, inni e fanfare, salvo poi virilmente invitarli al «gesto forte»: boicottate la cerimonia di apertura! Ecco l´astuto "lodo Meloni- Gasparri": gli atleti facciano i politici, visto che i politici non sanno che fare. Nella migliore tradizione della farsa all´italiana.
E visto che ormai le parti in commedia sono rovesciate, non stupisce che il commento più pertinente e più politico al "lodo Meloni-Gasparri" sia scaturito dalla bocca di un pugilatore, il campione del mondo Clemente Russo, elettore di Alleanza nazionale: «Certi politici, anche se vicini alle mie idee, sono incompetenti. Non capiscono certe cose al di fuori del loro mondo. Non vedo perché disertare la cerimonia d´apertura. Tanto valeva boicottare i Giochi. Alla ministra Meloni chiedo: ma lei diserterebbe l´occasione della sua vita?».
Il loico russo ha un solo torto. Considera che a reggere lo Stato siano statisti mossi dalla cura del bene comune. O dal puro buon senso. La farsa preolimpica - speriamo si chiuda qui, ma non ci giureremmo - conferma che non sempre è così. La pioggia estiva di battute e controbattute sull´esserci o non esserci all´inaugurazione delle Olimpiadi - in attesa che qualcuno proponga per equanimità di astenerci dalla cerimonia di chiusura - è solo ginnastica di aggiustamento attorno a quella che ciascuno dei dibattenti presume sia la prevalente opinione pubblica in materia. Ammesso e non concesso che gli italiani, in vacanza e non, si dilanino circa l´opportunità che gli azzurri sfilino o meno sulla pista dello stadio olimpico di Pechino.
Se il governo fosse riuscito a convincere gli atleti azzurri a disertare l´inaugurazione dei Giochi, dopo averceli mandati, avrebbe realizzato un autogol di rara fattura. Invece di isolare la Cina avremmo isolato noi stessi. Anziché contribuire alla causa della libertà nell´Impero di Mezzo, avremmo convinto definitivamente i cinesi, e con loro il mondo, che siamo un paese di inaffidabili dilettanti.
Per carità, la gestione politica delle Olimpiadi cinesi è questione più che seria. Ma i responsabili dei diversi paesi hanno sciolto il nodo da tempo. E comunque non delegano agli atleti le proprie responsabilità. Il che non impedirà a singoli olimpionici di compiere gesti simbolici, per ragioni di coscienza e impegnando solo se stessi.
Fra i leader mondiali la scelta più significativa l´ha compiuta George W. Bush, che in Cina si fermerà quattro giorni. In coerenza con la linea di "ingaggio" della Cina prevalente a Washington. Certo, l´osmosi economica cino-americana spiega la presenza di Bush alle Olimpiadi - non solo all´apertura - più e meglio di ogni altra considerazione. L´ultima cosa che può venire in mente a un responsabile politico americano è quella di colpire la Cina, pur solo simbolicamente, perché oggi equivale a colpire l´America.
Ma Bush, e con lui molti americani (elettori di Obama compresi), è anche un sincero credente nell´espansione della democrazia in quanto valore universale, destino di ciascuno e di tutti. E con lui diversi leader e analisti, non solo americani, pensano che dopo l´intensa e prolungata esposizione alle luci del mondo dovuta alle Olimpiadi - terrorismo e altre catastrofi permettendo - la Cina non sarà più la stessa. Avrà compiuto sensibili passi avanti sulla via della libertà. Con o senza l´avallo dei gerarchi, il popolo cinese non vorrà più tornare indietro.
Come osserva sull´Herald Tribune Victor D. Cha, direttore degli Studi asiatici alla George Town University, «le Olimpiadi stanno costringendo uno dei più rigidi sistemi al mondo al cambiamento». E come conferma Zhang Yi, autorevole analista cinese, nell´ultimo volume di Limes, la via delle riforme è irreversibile, anche se nessuno può scommettere sul risultato. Perché, a differenza del Celeste Impero, che subordinava la crescita economica alla stabilità, «nella Cina moderna è lo sviluppo economico a essere prioritario e la politica deve adattarsi alle trasformazioni economiche».
Vorremmo sbagliarci, ma temiamo che nell´appassionato dibattito nostrano intorno al "lodo Meloni-Gasparri" di simili considerazioni vi sia scarsa eco.

Lucio Caracciolo su laRepubblica 6 Agosto 2008.

giovedì 31 luglio 2008

POVERA ANNAMARIA FRANZONI !

La povera Franzoni è stata sufficientemente massacrata dai media: tanto da meritare uno sconto di pena non previsto dai codici, ma dalla comprensione umana sì. Ieri è poi ricomparsa in video la villetta di Cogne, ed è stato come rivedere Anna Magnani o Alberto Sordi nei vecchi scampoli della Rai, vecchie glorie dei vecchi tempi. L´occasione era la sentenza dei giudici di Cassazione che definiscono "lucida determinazione" lo sciagurato raptus di una madre soccombente e infelice. Chissà – mi sono detto – se esiste, negli studi di Porta a porta, anche un plastico della pietà umana. Ove Vespa possa indicare, con apposita bacchetta, quella zona del comprendonio che basti a elaborare un pensiero finalmente caritatevole, e insperatamente logico, a proposito di quel tristissimo vortice, raro ma non isolato, che a volte coglie padri e specialmente madri travolti dalla paura di non essere all´altezza, e li spinge alla violenza bruta sui poveri figlioli.Ci saremmo risparmiati anni e anni di altri plastici, migliaia di ore di trasmissione, fiumi di parole a vanvera, inquadrature da ogni dove (anche aeree, forse pure satellitari) della villetta e della sua banale insignificanza, povera villetta divenuta icona del Male essendo appena il contenitore domestico, uguale a tanti, del dolore e della fragilità.

Michele Serra su Repubblica 31.7.08

mercoledì 30 luglio 2008

LA CULTURA DEGLI UOMINI MASSA

Siamo pressati. Circondati. Assediati. Dall'incultura, dall'ignoranza, dalla volgarità, dall'idiozia. La tragedia è cominciata col suffragio universale. Perchè, Come scrive Nietzsche, «la verità è che gli uomini non sono uguali». Invece l'esprit de geometrie illuminista ha voluto sacrificare la verità a un'astratta concezione di uguaglianza e di giustizia che ha finito per combinare sconquassi inenarrabili e per tradursi nel suo contrario.
Diceva infatti il Sommo Aristotele: «Ingiustizia non è solo trattar gli uguali in modo diseguale, ma anche trattare i diseguali in modo uguale». Non è questione, naturalmente, delle differenze di nascita, di discendenza o di sangue, sciocchezze, queste sì, che proprio l'Illuminismo - qualche merito bisogna pur riconoscerglielo -ha spazzato via, ma della diversa qualità delle intelligenze, delle sensibilità, delle culture. Oggi qualsiasi bifolco, giocatore assatanato del Superenalotto, cliente di maghi e «previsionisti», telefonista indefesso a tutti gli innumerevoli e demenziali giochi proposti dalla tivù, ciucciatore di Beautiful e di Beverly Hills, fan della Carrà, di Laura Pausini e di Jovanotti, divoratore di Tv Sorrisi e canzoni, spettatore inciuchito di Moby Dick e del Maurizio Costanzo Show, ha pari diritti e pari dignità di un uomo che abbia letto e capito Eraclito, Platone, Tommaso D' Aquino, Kant, Hegel, Heidegger. Ma il bifolco possiede un potere di molto superiore, sia perché è spalleggiato dagli altri come lui, che sono la stragrande maggioranza, sia perché trova chi lo rappresenta politicamente (la democrazia è numero) laddove l'uomo di cultura è un isolato, un single sociale. Lo so, lo so, che il discorso è ambiguo e pericoloso. Un'intelligenza non si identifica con la cultura e tantomeno con la pseudocultura, da Taitenic, dei nostri giorni. La mia domestica, l' Angela, una lucana antica quanto lo è quel popolo, è quasi analfabeta, ma ha una sapienza e un'intelligenza sconosciute al molto commendevole ed emerito professor Angelo Panebianco che gode fama di grande intellettuale solo perché scrive sciocchezze veterocapitaliste, funzionali agli interessi dei padroni del vapore, sul Corriere della Sera. E allora cosa facciamo, togliamo il diritto di voto all'Angela, solo perché non sa scrivere, e lo lasciamo ad Angelo Panebianco solo perché scrive fesserie? Del resto il problema è reso insolubile dal fatto che non ci sono criteri oggettivi per valutare e misurare l'intelligenza. E nessuno può pretenderla ad arbitro in simili faccende, chi lo facesse dimostrerebbe di essere un vero cretino. La Repubblica dei filosofi, di platonica memoria, è impraticabile, e inoltre ci sono dei filosofi cretinissimi. Detto questo è però indiscutibile che, in linea generale e sociologica, la democrazia realizzi la prevalenza del cretino e dell'ignorante. Il quale, fattosi massa, ha un enorme potere e lo conferisce a idola pari suo. In fondo la società dello spettacolo si è formata per questo. È la massa adorante che ha dato il potere agli uomini e alle donne dello show-business, ai Magalli, agli Jovanotti, ai Fiorello, ai Santoro, alle Carrà, alle Schiffer, alle Campbell, ai Ronaldo, alle Ronaldine, alle sciacquette televisive, che, insieme all'aristocrazia del denaro di cui fan parte, costituiscono la vera nobiltà e le vere élites del XX secolo. E i politici appartengono a questa élite solo in quanto sono anche protagonisti dello star-system. Se oggi rinascesse Kant vivrebbe, del tutto sconosciuto, in un bilocale di Sesto San Giovanni. La Critica della ragion pura può essere distrutta da una battuta o da un rutto ben riuscito al Costanzo Show. Quando morì Benedetto Croce il Corriere gli dedicò due colonne in prima e la terza pagina, a Lucio Battisti, che era un ottimo cantante ma che, con tutto il rispetto, non ha avuto l'importanza e l'influenza culturale di Croce, sono andate dalle sette alle nove pagine. L' altro giorno, uscendo dal Costanzo Show, ho visto una folla, immensa, romanesca (quella che dice «Ahò», «amo fatto er corteo», «che t'ho da di'») in attesa spasmodica di Pupo, dicesi Pupo: noi ormai siamo prigionieri di questa folla, che ci spinge, ci sgomita, ci caccia nel ghetto, nella riserva indiana in via di estinzione finché, fra non molto, i pochi rimasti saranno esibiti allo zoo, dietro le sbarre, come residui un po' comici e un po' patetici di un trapassato remoto e sul petto gli appenderanno il cartiglio d'infamia: «Esemplare di uomo colto». Siam noi i paria di questa società, i ciandala, la casta inferiore, irrisa, sbeffeggiata, disprezzata, calpestata. Siamo noi gli indiani d'America del XX secolo. Ecco dove ci ha cacciati la logica del suffragio universale che con troppa generosità e incoscienza concedemmo a suo tempo invece di resistere alle idee moderne e democratiche. Oggi siamo noi i diseguali e i discriminati. Basta. Dobbiamo ribellarci. Munirci di armi e iniziare una sorda lotta clandestina e terrorista. E una volta che avremo preso il potere saremo esigentissimi, spietati. Faremo gli esami. E coloro che non saranno in grado di dimostrare di aver capito i Prolegomeni a ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza [*](mi dispiace per l' Angela, ma ogni rivoluzione vuole le sue vittime innocenti), le braccia sottratte all'agricoltura che si sono poste come arroganti élites le ricacceremo là dove loro compete: a coltivar patate. Via, marsc, rauss! Ci avete rotto i coglioni.

(*) io i Prolegomeni li ho capiti, e voi?
Da: http://aleiorio.ilcannocchiale.it/post/1984776.html

domenica 27 luglio 2008

IL LODO ALFANO



Tu senti parlare / del lodo Alfano
e pur ti sembra / qualcosa di sano;
però poi vedi / ch’è una gran porcata
scritta e voluta / da mente bacata.

Da questa legge / e da ogni suo recesso
si desume / che non si fa processo
a chi siede / più in alto nello stato
anche quando / di colpe s’è macchiato.

Sembra una legge / fatta per Berlusca
che restando / senza neanche una macchia
ricco e contento / continua la pacchia.

La Giustizia però / lo guarda bieca
e anche se nessuno / più l’arresta,
la sua gran bilancia / gli rompe in testa.

27 Luglio 2008

venerdì 25 luglio 2008

IL SENO VIETATO

Ieri sera (24 Luglio), guardando uno spezzone dello sceneggiato su Canale 5, intitolato ‘I Tudor’, mi sono accorto con meraviglia, che di tanto in tanto, nella parte inferiore dello schermo, passava, oltre a una serie di frammenti pubblicitari su bibite, sughi, condimenti etc. anche una scritta in grassetto: “La visione di questo programma è riservato ai soli adulti”. Mi dicevo fra me: “Ma non ci sarà a quest’ora (in cui i bambini sono ancora svegli) qualche scena di sesso o che so io?” La spiegazione è venuta qualche secondo dopo: due favorite del re si facevano trovare nella sua alcova con il seno scoperto e con atteggiamenti più che eloquenti. Ma io dico: come? Tutto il santo giorno si vedono spettacoli in cui viene offeso il senso del giusto, distrutto il senso del gusto, ottusa l’intelligenza, addormentata la coscienza, e non c’è scritta alcuna per preservare da questi squallidi programmai soggetti ancora in crescita e in formazione, e poi spunta una scritta, di derivazione clericale fascista, solo per il timore che un adolescente sia sconvolto e turbato da un paio di tette? VERGOGNA!.

martedì 1 luglio 2008

Tu scrivi sulla cupola del Brunelleschi e io ti licenzio!

FIRENZE - Non c´è pietà per chi sbaglia. Neppure in vacanza e dall´altra parte del mondo a un giapponese è concesso di cedere al vandalico desiderio di imbrattare con il pennarello un pezzetto di monumento per lasciare una traccia di sé, seppur disonorevole. Tornati in patria i "turisti della vergogna" vengono denunciati da connazionali indignati e severamente puniti. Ieri l´ultimo caso, il terzo scoperto in pochi giorni a Firenze, di un insegnante di trent´anni "pizzicato" a sporcare niente meno che il Duomo, simbolo della città e della sua storia. Adesso rischia di perdere il posto nella scuola superiore Tokiwa, nella città di Mito in cui allena la squadra di baseball, perché che cosa potrebbe insegnare ai ragazzi uno che in vacanza si comporta così? Non sarebbe certo un modello da imitare.
I cattivi esempi del resto abbondano. E´ proprio vedendo le tante scritte che già riempivano la terrazza panoramica della Cupola di Santa Maria del Fiore che nel febbraio scorso una studentessa giapponese ha impresso un autografo col pennarello indelebile: nome, data e iniziali della sua università, il Collegio Femminile di Gifu. In pratica una carta d´identità incisa sul marmo. Riferimenti precisi che un altro turista ha copiato per poter denunciare l´episodio appena tornato a Tokyo, con tanto di foto appositamente scattata per dare una prova concreta del reato ai dirigenti dell´istituto frequentato dalla ragazza, che ha immediatamente inviato scuse ufficiali all´Opera del Duomo offrendosi di risarcire il danno. «I soldi li abbiamo rifiutati», spiega il responsabile del servizio tecnico dell´Opera Paolo Bianchini. «Abbiamo personale assunto proprio per occuparsi ogni giorno di cancellare cuori infranti, dichiarazioni d´amore e graffiti di viaggio lasciati sulla Cupola. Ma il caso scatenato dal Giappone dovrebbe servire da esempio a tutti quegli italiani che considerano legittimo danneggiare le opere d´arte». La studentessa di Gifu alla fine se l´è cavata con una lavata di testa.
Ma la caccia all´uomo non si ferma, ormai sui due principali quotidiani giapponesi Yomiuri Shimbun e Asahi Shimbun - insieme vendono oltre 22 milioni di copie al giorno - gli appelli a fare la spia si stanno moltiplicando. La scorsa settimana altri tre studenti dell´università Sangyo di Kyoto hanno confessato di aver lasciato scritte e disegni in cima al Duomo. Anche loro incastrati da una foto che ritrae la scritta con i nomi, la data, la scuola. Sospesi per due settimane. «Vergogna» è il titolo dello speciale tv trasmesso dal canale nazionale Tvs6, che dedica ampio spazio alla vicenda. Di fronte a tanto clamore l´allenatore di baseball grafomane ha tentato un´autodifesa: «L´ho fatto senza pensarci tanto», spiega, «avevo sentito dire che chi scrive il nome su quella pietra ottiene felicità». Il preside dell´istituto non sembra intenzionato a comprendere le sue ragioni: «E´ stata una condotta sconsiderata», taglia corto. Da ieri l´insegnante è sospeso ma potrebbe anche venire licenziato in tronco. Nei suoi confronti l´assessore fiorentino Graziano Cioni, detto "lo sceriffo", non è tenero: «Scrivere sul Duomo di Firenze è una cosa vergognosa ma mi fa piacere che contro i giapponesi che compiono certi atti si sia creata una sollevazione di massa. Il rispetto per la città è un fatto di cultura, non serve mettere un vigile urbano ad ogni angolo. Mi auguro che ogni cittadino diventi sentinella di se stesso e degli altri». In Giappone funziona, da noi chissà.

lunedì 26 maggio 2008

SIAMO IN DEMOCRAZIA?


Mi sembra opportuno riflettere oggi su ciò che ha scritto, 173 fa, il visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Verneuil-sur-Seine, 29 luglio 1805Cannes, 16 aprile 1859), un filosofo, politico e storico francese. Egli sosteneva che la democrazia dovesse essere basata su tre principi fondamentali:
l'instaurazione di un'uguaglianza di diritto
una
mobilità sociale potenziale
una forte aspirazione degli individui all'uguaglianza
Tocqueville, nella sua fondamentale opera (‘La democrazia in America’) scrive:

"Può…accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".

Alexis de Tocqueville, 'La democrazia in America', (1835)
Citato da Umberto Eco nella Bustina di Minerva (Espresso) del 16 Maggio 2008
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Considerazioni-attuali/2026019/18

domenica 18 maggio 2008

TI TELEFONO O NO?


Il nuovo Presidente del Consiglio
non ha – mi sembra – il solito cipiglio,
e porge a tutti la sua mano tesa,
dicendosi pronto a una larga intesa.

Ma i ministri da poco nominati,
per nulla gentili e rasserenati,
con i discorsi e anche le interviste
si fanno belli con idee fasciste.

C’è poi Bossi che pensa al suo carroccio
ed è arrivato a una tale demenza
da avere il delirio di onnipotenza.

Ora il dialogo è una bella cosa
e anche una semplice telefonata,
però la linea è troppo disturbata.

sabato 17 maggio 2008

IMPRESSIONI A CALDO DA SIRACUSA



Sono stato l'8 e il 9 maggio al teatro greco di Siracusa per la rappresentazione dell’Orestea di Eschilo. La trilogia l'ho trovata di grande interesse, anzitutto per una recitazione senza fronzoli e non roboante, appoggiata da una fonica curata e attenta (non si ‘perdeva’ una sola parola).
La scenografia in effetti appare un po’ ‘monumentale’ nel senso peggiorativo del termine, con una facciata obliqua, in cui si aprono delle finestre nel cui vano delle sottili corde perpendicolari formano una specie di tendina (dietro queste finestre, in alcuni momenti dell’azione drammatica, appaiono delle fiaccole a informare lo spettatore di alcuni frammenti drammatici che si svolgono all’interno); dietro la parete si trova una scala in cima alla quale c’è un grande disco dorato che, diviso in due parti sfalsate, offre ad alcuni personaggi la possibilità di comparire sulla scena dall’alto. Accanto alla parete del palazzo si eleva una torre intorno alla quale si attorciglia un’altra scala, ma elicoidale; da essa scende, all’inizio dell’Agamennone, la guardia per andare ad annunziare a Clitennestra la fine della guerra di Troia. Certo le due mega-strutture ben si addicono all’intera azione dell’Agamennone, ma risultano improprie per la prima parte delle Coefore e per l’intera azione delle Eumenidi, le cui due azioni principali si svolgono a Delfi e nell’Areopago di Atene. Oltretutto la polivalenza delle due mega-strutture rende necessari, all’inizio delle Coefore e all’inizio e a metà delle Eumenidi, la collocazione di oggetti, piccoli manufatti, microstrutture architettoniche stilizzate per ‘personalizzare’ la scena; e quindi si pone la necessità dell’ingresso in scena di personaggi muti, che hanno il solo compito di ‘cambiare la scena’.
La musica è eseguita da un gruppo di sette musicisti in scena (quattro sassofoni, un violoncello, un set di percussioni e una fisarmonica), che fanno parecchi interventi musicali, di particolare suggestione e con dei rimandi abbastanza incisivi al patrimonio folcloristico siciliano, a certe particolari cadenze del canto gregoriano, assai vicino anche sul piano temporale, alla musica della antichità classica; non mancano poi toni, cadenze, brevi moduli, sonorità timbriche, che non seguono un tema preciso, ma che contribuiscono a connotare l’animo del personaggio e la situazione drammatica; l’impressione dello spettatore è che i musicisti costituiscano una specie di secondo coro, con la stessa funzione e la stessa partecipazione emotiva che Eschilo assegna al coro vero e proprio.
Il rispetto per il testo, nel senso del 'logos' eschileo, è assoluto, anche se si è verificato un qualche "pasticcio", in quanto il regista, per ragioni non condivise, ha espunto dal testo di Pasolini certe nuances interpretative riferentisi a una severa critica della società e del potere, e, cosa gravissima, ha lasciato certi termini come 'chiesa' per 'tempio' e 'Dio' per 'Zeus', facendo perdere così - anche allo spettatore comune - certe importantissime coordinate di riferimento.
Gli attori nei ruoli principali sono stati bravi, qualcuno bravissimo; Galatea Ranzi poi è si è rivelata all’altezza del testo eschileo: la recitazione, chiara e squillante, con delle particolari modulazioni e intonazioni a seconda dei vari momenti drammaturgici, la cadenza adattata alla 'sacralità' del testo e la gestualità asciutta ma di grande intensità espressiva hanno dato dei due personaggi (Clitennestra e Elettra) una connotazione fortemente tragica e, nella fattispecie, eschilea.
Naturalmente in uno spettacolo di così grande complessità non mancano le pecche, e alcune anche assai vistose: certe anomalie nel testo (come si è detto); il voler privilegiare una corretta e puntuale recitazione poco curando, alle volte, l’intensità drammatica dell’azione; certi riferimenti impropri alla modernità o alla contemporaneità (si veda Atena in paludamenti rinascimentali e Oreste in completo scuro); l’uccisione di Clitennestra sulla scena (mai i Greci assistono a fatti di sangue che si svolgono sulla scena); gli inservienti dell’Areopago che raccolgono i voti del giudizio finale tra gli spettatori delle prime file, quando sulla scena ci sono i giurati nei loro scanni; e si potrebbe continuare, ma mi preme sottolineare che lo spettacolo, nel suo complesso, è di alto livello e rappresenta bene il felice momento creativo dell’arte di Eschilo, che ha voluto, con la sua trilogia, sottolineare il passaggio da uno stato fondato sulla barbarie a uno stato fondato sulle leggi e il diritto.

mercoledì 7 maggio 2008

IO SONO UN..."GRILLISTA"

I padri della Chiesa dicevano: ‘Nulla salus extra Ecclesiam” (Nessuna salvezza fuori della Chiesa). Ebbene, io dico che, data la situazione assai precaria che si è venuta a creare, gli Italiani non hanno alcuna salvezza fuori della Rete. Io sono per un uso della Rete in direzione ‘grillista’; certo senza tutte le baggianate di Grillo e senza certe sue affermazioni vacue e senza fondamento del tipo: ‘La TAV serve per fare arrivare una mozzarella dagli Urali a Madrid’. La Rete deve servire a informare tutti con chiarezza e completezza su argomenti scottanti; faccio qui qualche esempio:
· dire con chiarezza quali sono le grandi promesse disattese dalla Sinistra (sicurezza, debito pubblico, conflitto di interesse);
· dare informazioni su certe leggi che passano in parlamento e che, per quanto semplici e brevi, aumentano a dismisura i benefit dei nostri parlamentari, creando nel bilancio dello stato delle voragini stratosferiche;
· denunciare le storture del finanziamento pubblico dei giornali, anche di quelli che nessuno legge e nessuno compra;
· indicare le malefatte dei grandi gruppi finanziari (Assicurazioni, banche, etc.).
· convincere dell’urgenza assoluta della discussione e approvazione di una nuova legge elettorale, scuotendo “il sonno degli…ingiusti” di sonnacchiosi e poltroni presidenti di camera e senato;
Di quanto sia importante la rete do qui un piccolo esempio; forse non tutti sanno quale sia in realtà la voragine creata alla regione siciliana. Ebbene qui c’è di che essere informati:

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Liquidazioni-boom-ai-deputati-buco-da-25-milioni-all%C2%BFArs/1450392

A chi deve arrivare questa informazione e altre consimili? A tutti, ma in particolare…
· agli indecisi, a quelli che ‘Io non so per chi votare’
· a quelli che ‘Tanto sono tutti gli stessi’
· a quelli che ‘La politica sporca le mani’
· a quelli che ‘Io non ho tempo per queste cazzate’
· a quelli che ‘Non mi danno il posto e io non vado a votare’
· a quelli che ‘Berlusconi è un uomo che tutto il mondo ci invidia’
(potete completare questo elenco!)

IO PENSO..."GRILLISTA"

I padri della Chiesa dicevano: ‘Nulla salus extra Ecclesiam” (Nessuna salvezza fuorid ella Chiesa). Ebbene, io dico chei, data la situazione assai precaria che si è venuta a creare, gli Italiani non hanno alcuna salvezza fuori della Rete. Io sono per un uso della Rete in direzione ‘grillista’; certo senza tutte le baggianate di Grillo e senza certe sue affermazioni vacue e senza fondamento del tipo: ‘La TAV serve per fare arrivare una mozzarella dagli Urali a Madrid’. La Rete deve servire a informare tutti con chiarezza e completezza su argomenti scottanti; faccio qui qualche esempio:
- dire con chiarezza quali sono le grandi promesse disattese dalla Sinistra (sicurezza, debito pubblico, conflitto di interesse);
- dare informazioni su certe leggi che passano in parlamento e che, per quanto semplici e brevi, aumentano a dismisura i benefit dei nostri parlamentari, creando nel bilancio dello stato delle voragini stratosferiche;
- denunciare le storture del finanziamento pubblico dei giornali, anche di quelli che nessuno legge e nessuno compra;
- indicare le malefatte dei grandi gruppi finanziari (Assicurazioni, banche, etc.).
convincere dell’urgenza assoluta della discussione e approvazione di una nuova legge elettorale, scuotendo “il sonno degli…ingiusti” di sonnacchiosi e poltroni presidenti di camera e senato;
Di quanto sia importante la rete do qui un piccolo esempio; forse non tutti sanno quale sia in realtà la voragine creata alla regione siciliana. Ebbene qui c’è di che essere informati:
http://palermo.repubblica.it/dettaglio/Liquidazioni-boom-ai-deputati-buco-da-25-milioni-all%C2%BFArs/1450392
A chi deve arrivare questa informazione e altre consimili? A tutti, ma in particolare…
- agli indecisi, a quelli che ‘Io non so per chi votare’
- a quelli che ‘Tanto sono tutti gli stessi’
- a quelli che ‘La politica sporca le mani’
- a quelli che ‘Io non ho tempo per queste cazzate’
- a quelli che ‘Non mi danno il posto e io non vado a votare’
- a quelli che ‘Berlusconi è un uomo che tutto il mondo ci invidia’
(potete completare questo elenco!)

venerdì 2 maggio 2008

IL PROGETTO MADE' (Daniela Scimeca)



Venerdì 18 aprile si è tenuta ad Assisi, nella sala stampa della Basilica, la conferenza stampa per la presentazione della Via Crucis del maestro Madè, un progetto che si protrarrà per circa un anno.
Una bella iniziativa - ha commentato padre Vincenzo Coli custode del Sacro Convento - che ha dato inizio ad una proficua collaborazione tra l’artista siciliano e la Basilica di Assisi. La Via Crucis sarà composta da 17 pannelli che verranno collocati nel cosiddetto Chiostro dei Morti, situato nella parte interna del complesso architettonico della Basilica. Davvero un grande onore – dice il maestro Madè – avere la possibilità di esporre le mie opere accanto ad artisti di fama mondiale come Giotto e Cimabue che hanno fatto tanta parte della storia artistica italiana. E in effetti la Via crucis guiderà turisti e pellegrini attraverso il percorso che dalla Basilica inferiore porta a quella superiore, costituendo così un trait d’union all’interno di un percorso artistico pieno di capolavori. Si spera dunque di vedere presto al loro posto i pannelli commissionati che verranno realizzati in maiolica su pietra lavica con una tecnica particolarissima che si avvarrà dell’arte e della tecnica degli artigiani del comune siciliano di Santo Stefano di Camastra. Tra i relatori anche il critico Adorno che ha tracciato un breve excursus artistico sul maestro Madè tessendone le lodi per un’impresa tanto ardua e impegnativa. All’iniziativa hanno partecipato pure il sindaco di Palermo Diego Cammarata, il sindaco di Santo Stefano di Camastra Giuseppe Mastrandrea, il comandante del Corpo di Polizia Municipale di Palermo Nunzio Purpura, il cantautore missionario Rino Martinez e la Corale Polifonica “San Sebastiano” del Corpo di Polizia Municipale di Palermo che, alla fine della conferenza, si è esibita in concerto con un repertorio classico e religioso spaziando da Bach e Beethoven fino a Verdi e Perosi. Particolarmente emozionante e significativo è stato il Cantico delle creature di Frisina ispirato appunto al cantico di san Francesco e realizzato a quattro voci che sembrava completare artisticamente il ciclo di affreschi di Giotto sulla vita del Santo presenti in Basilica. Il coro è stato diretto da Serafina Sandovalli, mentre all’organo si è esibito il maestro Antonio Stira.