sabato 23 agosto 2008

I SICILIANI E I POLITICI CON LE MANI LEGATE

Chi lega le mani e i piedi ai politici

I siciliani vogliono che quelle mani e quei piedi rimangano legati.

Francesco Palazzo

Una delle frasi di commiato del questore Giuseppe Caruso, che lascia Palermo per Roma, sarebbe da incorniciare per come, in maniera sintetica, descrive la situazione politica siciliana. Commentando gli indubbi successi repressivi contro Cosa nostra degli ultimi tempi, nel riferirsi all´azione politico-amministrativa della maggior parte delle istituzioni rappresentative siciliane, afferma che «ci sono politici che hanno mani e piedi legati: devono avere più coraggio e agire in assoluta libertà».Chi lega la politica siciliana e le impedisce di fare per intero il proprio dovere? Si potrebbe facilmente rispondere che sono i legami con la mafia, visibili e meno palpabili, quelli che frenano, imbrigliano, ritardano, paralizzano molti uomini e donne, certi partiti o frange consistenti di determinate formazioni politiche, un buon numero di istituzioni e governi locali. E, in piccola parte, ciò corrisponde al vero. Ma c´è, e secondo noi è la porzione più consistente, una politica siciliana che ha le mani e i piedi legati, o vuole mostrare di averli, per trovare alibi all´inconsistenza amministrativa che la caratterizza, all´incapacità di governo che manifesta, alla scarsa progettualità politica che riesce a mettere in campo, in quest´ultimo caso, sia che governi sia che si trovi all´opposizione, per motivi più interni alla stessa azione politica e amministrativa.Abbiamo, in sostanza, sempre più l´impressione che l´azione politica, certo non di tutti ma della maggior parte degli eletti ai diversi livelli di governo nell´Isola, sia caratterizzata dall´incanalamento, a volte legittimo, spesso abbastanza ambiguo se non illegittimo, delle risorse pubbliche a vantaggio dei pochi che riescono ad afferrare il mantello di questo o quel potente.
Che ha il potere di aprire e chiudere i cordoni della spesa, di conoscere la via per arrivare a un posto di lavoro foraggiato dal pubblico e non sempre essenziale alla collettività.Se questi sono i principali obiettivi della politica in Sicilia, vuol dire che il tempo per amministrare la cosa pubblica in maniera virtuosa e trasparente sarà sempre meno, il coraggio e la libertà auspicati dal questore latiteranno sempre più. Tutte le migliori energie mentali e fisiche verranno indirizzate a privilegiare, in termini di accesso ai santuari della spesa pubblica, la vera cosa che conta a certi livelli, il proprio pezzo di tribù politica, la propria corrente, la corte più o meno nutrita che gira intorno a questo o a quel deputato, consigliere provinciale, comunale o semplicemente circoscrizionale.Allora è normale apprendere, e dovrebbe invece creare scandalo, che questo o quel vertice della burocrazia regionale, sanitaria, comunale, provinciale è legato a questo o a quel potente. Ci chiediamo: se un alto dirigente dovrà rispondere del proprio operato a chi è in grado di salvaguardarne la carriera, avrà o no le mani e i piedi legati nell´attività amministrativa che dovrebbe svolgere a solo esclusivo vantaggio della collettività? E se il politico che lo garantisce, e può o meno rimuoverlo, non dovrà guardare all´efficacia e all´efficienza del suo operato, ma soltanto alla sua fedeltà alla casacca politica che indossa, avrà o no anch´egli mani e piedi legati?La risposta alle due domande è scontata. Il questore uscente ha individuato il nodo cruciale della vita pubblica siciliana: una politica e un´amministrazione dalle mani legate, non solo per il rapporto con la mafia, è la vera palla al piede della Sicilia. Come fare a sciogliere questi nodi tragici che legano tante mani e tanti piedi non è purtroppo all´ordine del giorno della stragrande maggioranza dei siciliani. I quali vogliono, è bene dirselo senza ipocrisie, che quelle mani e quei piedi rimangano legati. Ciò serve a rispondere meglio ai bisogni clientelari di un popolo che continua a non chiedere altro alla politica.

In: laRepubblica 23.8.2208

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