mercoledì 27 agosto 2008

La scuola del Sud non è di serie B


I giornali hanno riportato le dichiarazioni del ministro Gelmini sull'abbassamento della qualità dell'istruzione in Italia, imputabile alle scuole del sud e ai suoi insegnanti per i quali la titolare del ministero dell'Istruzione ha parlato di corsi ad hoc. Oggi la rettifica. Resta però l'amarezza, tanta. Ho 28 anni e ho fatto le scuole dell'obbligo e il liceo in provincia di Catanzaro. Poi l'università a Roma. Massimo dei voti in un semestre in meno rispetto alla durata del mio corso. Idem mio fratello, laureatosi poche settimane fa. Come sempre oggi ho parlato al telefono con mia madre che in un liceo del sud lavora come assistente amministrativa. A stento tratteneva le lacrime commentando le parole della ministra. Uno schiaffo a intere generazioni di meridionali che hanno fatto e fanno sacrifici per emanciparsi dall'ignoranza e dalla mediocrità. Uno schiaffo ai tanti ragazzi che hanno lasciato le famiglie per andare a insegnare al nord, a riempire i vuoti lasciati da un sistema improntato al produttivismo. Uno schiaffo ai tanti meridionali che riempiono le università del centro e del nord. Provo un'amarezza infinita. E non bastano le smentite. Non bastano più. Negli ultimi mesi ho visto sgretolare a poco a poco tutte le cose che proprio in quelle scuole tanto criticate mi sono state insegnate: il rispetto della diversità, il dialogo tra le culture, il coraggio di seguire una vocazione. Per anni anche all'università ho ringraziato mille volte gli insegnanti incontrati in quelle scuole dove, mancava la palestra, mancavano strumentazioni nuove nei laboratori, ma non mancava l'amore per la cultura né la preparazione e la voglia di trasmetterlo a chi aveva voglia di appropriarsene. Mi fa paura quello che vedo e sento. Credevo di essere italiana. Oggi ho riscoperto di essere meridionale. Italiani sì, ma di serie B.
dA: laRepubblica, (Lettera firmata)

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