lunedì 27 ottobre 2008

LE REGOLE DEMOCRATICHE INUTILI (!?)

Contro una marea di decreti legge è intervenuto, com’è noto, il Presidente Napolitano, che ha ricordato con severità che “in Italia si governa, come in tutte le democrazie parlamentari, con leggi discusse e approvate dalle Camere nei modi e nei tempi previsti dai rispettivi regolamenti, e solo in casi straordinari di necessità e urgenza con decreti".
Nonostante questa democratica e necessaria presa di posizione del Presidente della Repubblica, si affievolisce sempre più il rispetto delle regole da parte del Presidente del Consiglio, che vede appunto nelle regole un assurdo impaccio al suo operare, e ritiene quindi che il largo consenso popolare è l’unico elemento veramente fondante dell’operare politico e che tutte le altre regole, specie quelle costituzionali, devono essere subordinate ad esso. Ecco come si estingue lentamente , in Italia, lo Stato costituzionale di diritto.
È un’esagerazione? Consideriamo qualche esempio. Il Presidente del Consiglio, appresa la notizia che i giudici di Milano avevano intenzione di rinviare il Lodo Alfano alla Corte costituzionale, ha minacciato la Corte di gravissime ritorsioni, nel caso che giudicasse illegittimo quel provvedimento; oltretutto, si diceva negli ambienti governativi, non si tiene conto che questo presidente del Consiglio ha risolto il problema Alitalia e quello della spazzatura a Napoli; e quindi lo si lasci lavorare senza i turbamenti che potrebbero venire da indagini giudiziarie.
La figura di quest’uomo politico diventa ancora più radicale di quella del "princeps legibus solutus", di cui appunto il principe di Machiavelli incarna l’esempio più significativo. Quel che è peggio è che questo ‘ sentire ‘ si diffonde nel paese; anche questo ci fa lentamente scivolare verso un mutamento di regime.
Ancora, Berlusconi dice compiaciuto che il governo funziona "come un consiglio d´amministrazione"; non sa di certo che c’è una qualche differenza tra il funzionamento di un´impresa e quello di una democrazia (di questa ‘ignoranza’ vi è una conferma nel recente consiglio, dato agli industriali, di non comprare pubblicità sulla RAI, in quanto vi si trasmettono programmi che non invitano alla fiducia e all’ottimismo).
A proposito ancora dei decreti legge, poiché – come si è detto – Napolitano ha lanciato un severo monito contro di essi, questa Destra sta architettando una pericolosissima contromossa: poiché i lavori parlamentari sono notoriamente lenti, si faranno dei nuovi regolamenti parlamentari, che autorizzano il ricorso al decreto legge, quando, per esempio, una proposta di legge non viene approvata entro brevissimo tempo.
Ancora una prova del clima di restaurazione di questo governo. Sul testamento biologico, si arriverà presto a una nuova legge o un nuovo decreto legge, che già si configura come una norma contro il riconoscimento del diritto di rifiutare le cure in previsione di un futuro stato di incapacità in modo conforme ai princìpi costituzionali, al rispetto della volontà di ciascuno di governare liberamente la propria vita, dunque anche il tempo del morire; questo diritto infatti sarà subordinato alla valutazione di un medico, il quale, a priori (per ragioni deontologiche), non può rinunciare, per esempio, a idratare e nutrire forzatamente il malato. In questo modo viene escluso il parere del giudice, che dovrebbe garantire il diritto di cui sopra.
Cosa dobbiamo concludere da tutto ciò? Contro i diritti dell’uomo, la costituzione, stiamo assistenza a una deriva della democrazia rappresentativa e del sistema parlamentare. Anche senza scomodare parole come ‘fascismo’, ‘regime’, appare chiaro che viviamo in uno Stato in cui l’affievolirsi dello spirito democratico ne accelera i processi di degenerazione. Se questo spirito assolutistico e spavaldo si diffonde (anche con la colpevole collusione dei media), e se non vi si oppone concretamente e largamente una visione democratica e partecipativa, non è fuorviante pensare che il paese ha preso una china dalla quale difficilmente potrà risalire.

sabato 25 ottobre 2008

FACINOROSI

"Facinorosi" è una parola fantastica, non la sentivo dai tempi della "Notte" di Nino Nutrizio (i più giovani non possono sapere che cosa si sono persi…), dai tempi della vecchia destra d´ordine, azzimata e perbenista. Il Berlusconi che denuncia i "facinorosi" è esattamente questo, un milanese anziano che non apprezza e non capisce i cortei di giovinastri pieni di grilli per la testa, andassero a lavorare, andassero.
Se non ci fosse da preoccuparsi – forti delle esperienze passate – per eventuali violenze (infiltrazioni di fanatici, provocazioni di farabutti), ci sarebbe da divertirsi di fronte allo spettacolo sorprendente di una destra che si è venduta per anni al mercato della "modernità", del "nuovo", del "cambiamento", e si ritrova a borbottare davanti ai cortei come la vecchia borghesia dei padri e dei nonni. Vecchi e presi alla sprovvista da un movimento molto nuovo, ecco come ci appaiono all´improvviso i giornali e i capi della destra italiana: Berlusconi in testa. Ci manca solo una polemica contro i capelloni, un corsivo indignato contro la promiscuità sessuale nelle scuole occupate, e ci parrà di essere tornati agli sconquassi della nostra remota giovinezza. Nel frattempo la giovinezza altrui veleggia da altre parti, per sua fortuna. E per sfortuna di una maggioranza che torna a essere, banalmente, di benpensanti spaventati.
Michele Serra (laRepubblica 25 Ottobre 2008)

venerdì 17 ottobre 2008

Beata ignoranza

L’abbiamo già detto che la nostra neo-beata non c’entra nulla con quello che sta succedendo alla scuola pubblica, è solo un santino che nasconde il totem Tremonti con Brunetta sulle spalle. Il fantastico duo non si è nemmeno sprecato a trovare uno straccio di pedagogista, seppur raccogliticcio, che scrivesse 2 righe sensate a far da schermo a un provvedimento vergognoso…probabilmente costava troppo e il Decreto Legge 137/2008 (link) l’ha fatto scrivere alla Gelmini in persona (e si vede) nel suo regolare orario di lavoro.
La vera “riforma” è contenuta nella legge 133 del 6 agosto 2008 che rade al suolo qualsiasi residuo di qualità educativa e didattica che nel tempo ha resistito, in particolare nella scuola dell’infanzia e primaria, il tutto sostenuto da una grancassa di bugie e proclami demagogici. Uno su tutti: il ritorno ai voti in decimi e al voto in condotta come cura per la maleducazione, il bullismo, la perdita di autorevolezza degli insegnanti…che è un po’ come proporre di tornare al calesse per ovviare all’inquinamento e all’effetto serra… Fatto sta che dietro a specchietti come questo, come il grembiule e la bocciatura per il voto in condotta si nascondono i tagli di tutte le risorse possibili e immaginabili: docenti, compresenze, tempo scuola, professionalità specializzate.
E il sindacato che fa? Invece di ammettere l’errore madornale della difesa a oltranza di insegnanti non solo fannulloni, ma anche incompetenti o inadeguati a stare con i bambini, invece di promuovere un sistema di formazione e di valutazione di insegnanti degni e capaci e di rivendicare retribuzioni commisurate alla responsabilità e alla competenza rispolverano gli slogan degli anni ’70.
L’opposizione che fa? Borbotta o tace.
E fra l’incudine e i martelli ci sono migliaia di bambini, ragazzi ed il loro futuro.
E’ proprio il caso di dirlo: Beata Ignoranza!

In: http://blog.libero.it/manualeperdonne/5670354.html

giovedì 16 ottobre 2008

La protesta dei giovani

In questi giorni in cui nelle scuole italiane e nelle Università c’è un grande fermento, non è infrequente vedere nei vari TG qualche melenso cronista che intervista qualche dei giovani liceali, chiedendo le ragioni della protesta; naturalmente, tra tutte le interviste fatte e le risposte avute, si manda in onda la risposta del ragazzo più sornione, più distratto, meno acculturato e meno interessato, sicché alla domanda di quale sia la motivazione della protesta, si sente la candida risposta “Non lo so” o si sentono risposte consimili tipo “Protestiamo per la Finanziaria”; in realtà quelle risposte sono state date in casi isolati, presi appunto con le pinze dai vari TG. La conclusione del servizio è ovvia: la protesta non farà molta strada. Invece la protesta farà moltissima strada, specie per il fatto che il Presidente del Consiglio, come se non avesse mai davanti figli sedicenni e diciottenni, ha detto che è ora di finirla con le proteste, i sit-in e le occupazioni. Sembra un invito a nozze per questa generazione.
Certo anch’io penso che tutti questi ragazzi e giovani delle scuole e delle Università non abbiano un’idea chiara di ciò che si sta tramando alle loro spalle, ma penso anche che è importante la voglia di ribellarsi e che, strada facendo, un´idea propria se la faranno, e se la faranno insieme agli altri, sempre che non si accontentino degli slogan.
Si sa che la riforma taglia le spese per risparmiare, ed escogita maestri unici e disciplina perché il maestro unico costa meno e addirittura la disciplina è gratis. Ma il ministro non ha messo in conto che niente è più gratuito della ribellione. Comincia a circolare tra i giovani una nuova idea: “Il sapere non è una mercanzia”; non è solo una bella frase, perché, se questi ragazzi la prendono sul serio, vuol dire che aspirano al sapere, e che lo vogliono liberare, un po´, dalle “bancarelle del mercato” (l’espressione è di Adriano Sofri in
questo interessantissimo articolo).

mercoledì 15 ottobre 2008

L'handicap a scuola

Ho letto con molta attenzione l’articolo di Francesco Merlo su Repubblica del 15 u.s. Sono ovviamente d’accordo con l’assunto generale sotteso all’intero articolo, quando l’autore dice che “per un bravo insegnante, i ragazzi sono tutti uguali, tutti bisognosi di informazioni e di formazione anche se ciascuno alla propria maniera”, e mi piace anche l’affermazione che “il professore migliore …sa affrontare ogni genere di ignoranza, sia essa linguistica matematica o filosofica, e conta poco che essa derivi da un impedimento psicologico o da una estraneità al linguaggio istituzionale, alla lingua nazionale”. Ma l’autore, preso naturalmente dalla foga del suo argomentare, ingloba nel suo discorso “tutti gli handicap”, senza fare dei distinguo. Com’è possibile, dico, che oggi si accolga in una classe normale un soggetto con (non solo) un handicap psicologico, ma che, come risulta dalle schede medico-psicologiche e soprattutto dal comportamento in classe, ha l’evoluzione psicologica di un bambino di tre anni? Come si può mettere in una classe di normodotati un soggetto che continuamente grida, canta, rompe oggetti e materiali didattici, straccia quaderni e libri dei compagni, lecca (sic!) oggetti, persone, persino le pareti dell’aula? E’ una scelta democratica questa scelta didattica così dissennata?. Quindi vorrei dire a Francesco Merlo che per la presenza in aula di un soggetto non normodotato non mi preoccuperei più di tanto, perché otterrà un qualche vantaggio stando insieme ai compagni e gli alunni normodotati alla lunga recuperano anche con l’opera oculata e paziente di un ottimo docente. Ma com’è possibile inserire in classe un soggetto che non solo rallenta il processo didattico dell'intera classe, ma che addirittura lo annulla?

venerdì 10 ottobre 2008

Alla ricerca del mandante

C´è il "delitto", scoperto da questo giornale insieme a "Report", la trasmissione tv di Milena Gabanelli: l´ennesima norma ad personam, infilata di straforo dentro il decreto sull´Alitalia e ritagliata su misura per salvare finanzieri come Tanzi e, soprattutto, banchieri come Geronzi. Ci sono i "colpevoli": Angelo Maria Cicolani e Antonio Paravia anonimi parlamentari del Pdl relatori dell´emendamento, "peones" come lo furono, nella precedente legislatura berlusconiana, i Cirielli e i Nitto Palma che mettevano la firma sulle peggiori nefandezze giudiziarie commissionate dagli avvocati del premier.Ma chi è il "mandante" di questa nuova legge-vergogna, che nel silenzio della maggioranza e nell´ignoranza dell´opposizione stava per passare al vaglio del Parlamento? Berlusconi dichiara: «Non ne sapevo niente». E questo, per lui, è normale, come quando giura: «Non mi occupo mai delle mie aziende». Tremonti fa molto di più: «O va via l´emendamento, o vado via io», annuncia nella solennità dell´aula di Montecitorio. E questo fa onore al suo rigore morale e alla sua serietà politica. Ma la domanda resta. Chi è il "mandante"? E che garanzia abbiamo che il centrodestra non riprovi a infilare da qualche altra parte la norma che salva, con Geronzi, il capitano di un nuovo assetto di potere economico e finanziario che si sta organizzando attorno alla stella fissa del Cavaliere? Nessuna, purtroppo. Dal lodo Alfano al lodo Cicolani: questo è lo "stile della casa". E poi si scandalizzano se qualcuno si preoccupa per la qualità della nostra democrazia.
(da laRepubblica 10 Ottobre 2008)

giovedì 9 ottobre 2008

Dopo i gravi fatti dell'Albergheria

Dopo i gravissimi fatti dell’Albergheria, nessuno difende le forze dell´ordine, anzi tutti addosso: 'polizia boia', 'figli di p.', per non parlare delle scritte che si leggono sui muri del quartiere. Non solo: sono frequenti le manifestazioni contro la polizia, preceduti, accompagnati o seguiti da atti di messa a soqquadro dell’intero quartiere per protestare contro la morte accidentale dei due ragazzi che, di notte, correvano in senso vietato per sfuggire all´inseguimento di una volante della polizia chiamata per impedire un furto. Il mio timore è che tali rivolte possano essere messi in relazione con qualcuno o qualcosa, assoutamente estranei a nobili motivazioni, come appunto la pietà e il dolore per la morte dei due giovani. Ed ecco allora la folla inferocita contro i poliziotti e, anche in ambito politico, una levata di scudi generalizzata contro tutte le forze dell’ordine, accusate di un eccessivo zelo nel reprimere il crimine; comportamento che questa volta, si grida ad alta voce, ha prodotto un evento luttuoso e tragico. A dire il vero, qualche voce si è levata a difesa dei poliziotti, ma nei loro confronti non servono solidarietà formali; servono invece provvedimenti concreti che salvaguardino il ruolo dei vari corpi di polizia e ne rafforzino il loro carattere democratico. Inoltre, fatta salva la condanna senza appello di quei pochi, tra le forze dell’ordine, che si sono macchiati e si macchiano tuttora di gravi fatti di autoritarismo e repressione, occorre avere, nei confronti delle forze dell’ordine, una grande solidarietà; che ben venga quindi il ripristino dell´autorità (non il vecchio autoritarismo) dello Stato democratico di diritto (non di questo governo, beninteso!). I poliziotti, i vigili, i carabinieri rappresentano la mano autorevole dello stato, che si serve di loro per contrastare, come può, quella parte della società che vive nell’illegalità e spesso nel crimine.

mercoledì 1 ottobre 2008

LA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito alpotere, un partito dominante, il quale però formalmente vuolerispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Nonvuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamentoper i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvatadittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e pertrasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge chele scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è unacerta resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto ilfascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altrastrada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia atrascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quelpartito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a questescuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino aconsigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondosono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno deipremi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a queicittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece chealle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuoleprivate. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riescemeglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Ilpartito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole diStato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato perdare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, inquesto convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione,questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassacucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinarele scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i lorobilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e ilcontrollo sulle scuole private. Non controllarne la serietà.Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimiper insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare allescuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuoleprivate denaro pubblico."

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950.