giovedì 11 settembre 2008

Di tutta l'erba un....Fascio


“Farei un torto alla mia coscienza se non ricordassi che altri militari in divisa come quelli della Nembo dell’esercito della Rsi, dal loro punto di vista combatterono credendo nella difesa della patria opponendosi nei mesi successivi allo sbarco degli anglo-americani e meritando il rispetto di coloro che guardano con obiettività alla storia d’Italia”.
Queste sono le parole pronunciate dal Ministro della Difesa on. Ignazio La Russa in occasione della cerimonia per l’anniversario della difesa di Roma, rendendo quindi esplicitamente onore ai soldati dell’esercito della Repubblica Sociale Italiana.
Subito, appena udite queste frasi e ancora prima di iniziare a pensare, è esplosa in me la rabbia. Una rabbia densa, una collera quasi primitiva e ho provato un intenso desiderio di avere fra le mani questo spregevole individuo, capace di tanto abominio. Recuperate le facoltà mentali e ristabilita la connessione con il cervello, ho iniziato a riflettere, cercando di capire di che razza di coscienza stesse parlando il ministro? Quale tipo di coscienza può ritenersi soddisfatta dall’affermare che militari fascisti repubblichini siano da reputare paladini della patria al pari di tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita in nome di un ideale alto e nobile come la democrazia, imputando le eventuali differenze a candide divergenze di punti di vista? La risposta è giunta in un lampo: la coscienza di un fascista!!
Il periodo del becero revisionismo è iniziato da qualche anno ed ogni occasione è buona per assestare una spallata. Già i risultati si percepiscono, poiché l’indignazione è sempre più blanda e diluita. Tesi che un tempo avrebbero scatenato roboanti cori di protesta e spinto l’intera nazione a manifestare compatta il proprio dissenso, oggi vengono spacciate quasi impunemente, senza clamore. Solo qualche bisbiglio contrariato qua e là. Essi sono pazienti e tenaci, sono consapevoli del fatto che goccia dopo goccia il solco nelle menti degli italiani diverrà sempre più profondo ed i ricordi torbidi e confusi.
In questo paese si danno per scontate troppe cose, come ad esempio la conoscenza della storia patria e la condivisione dello spirito antifascista che ha gettato le basi di questa nostra Repubblica. La realtà è però assai diversa da come la si crede. Le occasioni per parlare di quel periodo fondamentale del nostro passato ed in particolare della Resistenza sono sempre più rare, mentre la memoria scolpita nella carne e nelle ossa svanisce con i nostri nonni.
La deriva verso una rivisitazione ed una falsificazione degli eventi è avviata e gli anticorpi che possano evitare l’evolversi di tale processo degenerativo sono sempre più fragili e sparuti.
Io condanno La Russa per aver sostenuto che assassini rimasti fedeli ad un tiranno sanguinario e senza scrupoli, dopo venti anni di dittatura, di crimini e brutalità, con un paese violentato ed un popolo prostrato da una guerra assurda, siano da accomunare a coloro che hanno lottato affinché l’incubo avesse fine e perché gli italiani riacquistassero dignità e libertà. Le diversità sono molteplici e mastodontiche, come diversa è la vita dalla morte. Condanno l’eversione insita nel suo ragionamento e l’insulto imperdonabile in esso contenuto.
Chiedo quindi le dimissioni di questo personaggio che con le sue uscite estemporanee cerca di recuperare credito su quelle frange estreme dell’elettorato del suo partito deluse e stupite dalla svolta buonista e centrista imposta dal tanto vituperato (in passato) Berlusconi.Una persona che usa questi mezzi mestatori e opportunisti a mio parere è indegna di rivestire la carica di Ministro della Nostra Repubblica.

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