lunedì 26 maggio 2008

SIAMO IN DEMOCRAZIA?


Mi sembra opportuno riflettere oggi su ciò che ha scritto, 173 fa, il visconte Alexis Henri Charles de Clérel de Tocqueville (Verneuil-sur-Seine, 29 luglio 1805Cannes, 16 aprile 1859), un filosofo, politico e storico francese. Egli sosteneva che la democrazia dovesse essere basata su tre principi fondamentali:
l'instaurazione di un'uguaglianza di diritto
una
mobilità sociale potenziale
una forte aspirazione degli individui all'uguaglianza
Tocqueville, nella sua fondamentale opera (‘La democrazia in America’) scrive:

"Può…accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell'abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.
Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri... Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po' di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l'ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell'ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all'altro può presentarsi l'uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all'universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".

Alexis de Tocqueville, 'La democrazia in America', (1835)
Citato da Umberto Eco nella Bustina di Minerva (Espresso) del 16 Maggio 2008
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Considerazioni-attuali/2026019/18

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