venerdì 14 agosto 2009
IN PRINCIPIO ERA IL VERBO ...MEDIATICO
In principio era il verbo mediatico: qualche invasato che diceva di aver sorpreso un extracomunitario che faceva la pipì nell’aiuola comunale o qualche megera nelle vesti di una signora per bene che malediceva i clandestini di tutte le razze e le età; in qualche intervista c’era pure qualche signorina di buona famiglia (?) che paventava, rincasando alle due di notte, un incontro ravvicinato di terzo tipo con qualche essere strano proveniente dall’altro capo del mondo. Poi è venuta questa legge sciagurata delle ronde. Ora c’è il problema di cosa far fare a questi ‘rondisti’ che girano di notte, in completo neo-nazista, e con un grande prurito nelle mani che impugnano delle mazze, e che vorrebbero invece delle calibro 7,65 per potere meglio ‘insegnare l’educazione’ a questi sporcaccioni che stanno rovinando il Nord Italia.
venerdì 31 luglio 2009
UN PUTTAN PARTY A PARIGI
Michele Serra, la Repubblica 31lug2009
martedì 21 luglio 2009
VUOI RICICLARE ? NON C'E' POBBLEMA !!!
Tu dici ‘scudo fiscale’ e pensi subito allo Stato, che con una spada laser, tipo guerre stellari, si lancia contro i criminali e riciclatori di denaro sporco di tutte le risme. E invece lo Stato questa volta sceglie una spada di latta, come quella con cui si giocava da bambini. Il discorso è semplice. Dunque: “Tu hai soldi sporchi all’estero; bene, io Stato ti faccio il condono, cioè di dico di riportare i soldi in Italia e ti rilascio un bel certificato, in cui si dice che quei soldi sono puliti; io Stato per il disturbo mi prendo solo il 5-10%; pensaci bene perché, se affidi i soldi a una banca che ‘lava’ denaro sporco, gli devi dare minimo il 40%”. Lo Stato dunque diventa un … riciclatore di stato, e, anziché dare la caccia agli evasori dentro e fuori l’Italia (imposizione fiscale di minimo il 40%), e fare guerra a coloro che hanno proventi illeciti (contestazione di reati di mafia e di crimini vari), fa agli uni e agli altri due regali (primo: soldi in Italia e quindi a portata di mano; secondo: non perseguibilità dei reati ascritti). Così vanno le cose, mentre qualche boccalone, guardando il TG1, pensa che con lo ‘scudo fiscale’ entrerà in Italia una somma stratosferica, che metterà fine a tutti i nostri problemi di finanza pubblica e di criminalità organizzata.
giovedì 16 luglio 2009
VU' CUMPRA' IN VATICANO
martedì 14 luglio 2009
LA POTEMKIN SUL NAVIGLIO
L’ultima trovata della Lega è che i ‘lumbard’ vogliono una loro Cinecittà, per potere sfornare i loro buoni e autentici ‘cine-panettoni’, ma soprattutto per dare lustro alla loro gloriosa storia di questi ultimi anni, da quando per esempio si è istituita la neo-religione del dio Po, di cui Bossi, nelle vesti di gran sacerdote, è andato a raccogliere l’acqua con una ampolla. Ovviamente verranno messe in soffitta pellicole di attori e registi ‘terroni’ o nati o vissuti nella Roma ladrona come Fellini, Zavattini, Olmi, Soldati e Luchino Visconti, e si realizzeranno capolavori quali ‘Un americano in Brianza’, ‘Polenta, amore e fantasia’ e ‘Ritratto di famiglia a San Babila’; nascerà anche la Nouvelle Vague della Padania, e naturalmente nelle scene d’amore la canzone di sottofondo sarà ‘La bella Gigogì’. Ma la cosa più sorprendente sarà un film in cui, per ridare valore guerresco ai celti padani, si vedranno sul naviglio le grandi manovre della corazzata Potemkin, per dimostrare che il comunista Sergej M. Ejzenstejn era un pirla matricolato e che è ben meritata la battuta del Fantozzi di turno.
mercoledì 17 giugno 2009
GHEDINI FOR EVER
Coloro che si sentono orfani dell’avv. Taormina tirino un sospiro di sollievo; il nuovo astro che sorge nella giurisprudenza italiana si chiama Ghedini, il quale con sussiego tra l’avvocatesco e il politico cita – con la stessa compunzione con cui si recitano pater e gloria – l’innocenza e la buona fede del Capo. Però la sua specializzazione sono le arringhe che meritano il nobel per la brevità, in quanto consistenti di sole tre parole: ‘Ma va là!’, arringa più volte pronunziata davanti a Santoro, che era indeciso se inserirlo nella Nuova Edizione Illustrata del Codice giustinianeo o proporlo come primo relatore all’imminente Congresso internazionale di giurisprudenza. Ma il vero capolavoro del nostro è stato quando, qualche giorno fa, ha accusato l’avvocato di Zappaddu (il fotografo di Villa Certosa) di essere avvocato e al tempo stesso deputato. Quale meraviglia! Rimaniamo a bocca aperta; è come se risuscitasse Manzoni e accusasse Umberto Eco di scrivere romanzi storici. Che maligni quelli che dicono che questa è pura faziosità; io dico che qui siamo davanti al genio puro.
domenica 24 maggio 2009
SINONIMI E CONTRARI
Per il premier e per questa destra a corto di parole e di idee è sempre la stessa solfa: tutti quelli che pensano con la propria testa sono dei ‘comunisti’, con la variante ‘leninisti‘ e ‘stalinisti’; mi piacerebbe che il cavaliere ci dicesse se conosce la differenza fra i tre termini: non dovrebbe essere difficile per lui, dato che nelle sue letture impegnate si spinge fino a Gadamer e Popper. Comunque in questi giorni, dopo la sentenza di Milano, la frase ricorrente in tutti i TG è che questa (il riferimento è alla sentenza del giudice Angus), è una “giustizia a orologeria”. Gli spettatori (quelli che ancora hanno lo “stomaco” di guardare questi TG!) devono sorbirsi questi vacanzieri della politica che commentano, analizzano, disquisiscono e poi, tac, esce fuori sempre questa ‘giustizia a orologeria’. Ma non sarebbe meglio che si portassero dietro, magari istallato nel telefonino, un dizionario dei sinonimi e dei contrari, anziché affliggerci anche con questa assoluta e mortificante povertà, oltre che di intelligenza, anche di …lingua?
sabato 23 maggio 2009
I COMUNISTI SERVONO!
Convinta di non esistere più, la sinistra italiana potrebbe ridarsi animo seguendo quotidianamente le dichiarazioni di Berlusconi. Giudici comunisti, giornalisti comunisti, Parlamento comunista, perfino una moglie comunista: l´Italia vista dal premier sembra la Pietroburgo degli anni Dieci, pullulante di sovversivi. L´indimenticabile Taormina (a proposito: avvocato, ci manca!) in una delle sue innumerevoli cause perse ebbe a individuare addirittura "periti comunisti", capolavoro ineguagliato.
E mentre i comunisti residui si contendono disperatamente il gruzzolo di voti necessario per ottenere il quorum, e la sinistra affranta deve affidarsi al cardinale di Milano per ritrovare un qualche vigore polemico contro la xenofobia, oppure al valoroso democristiano Franceschini per ricordarsi che la popolarità di Berlinguer era due volte quella del premier e dieci volte quella di Bossi, Berlusconi basta da solo, con le sue paranoie da povero perseguitato, a moltiplicare a dismisura il fantasma del comunismo. Intoccato dalle sentenze passate presenti e future, circondato da pretoriani, avvocati, giornalisti di proprietà, adorato da due italiani su cinque, desiderato fisicamente da stuoli di pon-pon girls, potrebbe godersi quel perenne e festoso condono che è la sua vita. Non può farlo – dice – per colpa dei comunisti. Si scopre infine, e non era previsto, che i comunisti servono a qualcosa.
(Michele Serra, laRepubblica 23mag2009)
mercoledì 20 maggio 2009
DOIV'E' LA VERGOGNA
Immerso fino al collo nello scandalo Mills, rispetto al quale le leggi ad personam lo hanno aiutato a fuggire la condanna ma non il disonore, impegnato a lottizzare in fretta e furia la Rai prima delle elezioni, ieri Silvio Berlusconi ha perso la testa insultando "Repubblica". E' successo quando Gianluca Luzi, il nostro notista politico, gli ha chiesto durante una conferenza stampa se e come avrebbe risposto alle dieci domande che gli abbiamo rivolto sul caso del «ciarpame politico» sollevato dalla moglie con la denuncia dei suoi metodi di selezione delle candidate, i suoi comportamenti da «malato» che «frequenta minorenni».
«Vergognatevi», ha intimato il Presidente del Consiglio. Per aver colto le contraddizioni tra le sue versioni dei fatti e quelle degli altri protagonisti della vicenda? Per avergli chiesto di chiarirle? Per aver posto queste domande in pubblico? Per aver rotto il conformismo italiano che è l´altra faccia del cesarismo? O per non aver censurato la denuncia della moglie? Spiace per il premier ma le contraddizioni del potere e le domande che ne nascono sono lo spazio proprio del giornalismo. Che cosa intenda il Capo del governo quando dice che «se Repubblica cambiasse atteggiamento potremmo trovare un accordo» non è chiaro ma è impossibile.
Non cerchiamo «accordi», ma trasparenza. E in ogni caso, non cambieremo atteggiamento anche perché l´imbarazzo di Berlusconi e la sua ira spingono a cercarne le ragioni, come deve fare un giornale. Il premier dovrà rassegnarsi. Non tutto in questo Paese è «arrangiabile», risolvibile con qualche patto oscuro. Se è capace di togliere le sue contraddizioni dal tavolo, lo faccia davanti ai cittadini. Altrimenti, continueremo a dire che non può farlo, e a chiedergli perché.
Per il resto il Presidente del Consiglio ripete la sua invettiva abituale: ora rivendica una dimensione privata, dopo che anche la sua Prima Comunione viene spacciata dai suoi giornali come volantino elettorale. E insiste sull´odio «politico» e l´invidia «personale», come se non fosse possibile la critica dei cittadini che non hanno bisogno di odiarlo e non si sognano nemmeno di invidiarlo, perché gli basta giudicarlo.
«Gli italiani stanno con me, con me» ha urlato alla fine il premier. Intendendo che il numero dei consensi oltre al pieno diritto di governare gli conferisce anche l´immunità da critiche, osservazioni e domande. Non è così in nessun paese democratico, signor Presidente, s´informi, entrando finalmente in Occidente. Ma il fatto che lei lo pensi, per tappare la bocca ai giornali, ci fa davvero vergognare un po´.
(Ezio Mauro, laRepubblica 20mag2009)
domenica 17 maggio 2009
VA IN ONDA LO STATISTA POP
Persino quel simpatico mangiatore di arachidi di Bill Clinton, quando dovette andare in tv a parlare dei fattacci propri, indossò una faccia contrita e atteggiamenti d’eccezione, cercando frasi memorabili che per sua fortuna non trovò. Berlusconi riesce a parlare del terremoto, della moglie e del Milan allo stesso modo, nella stessa sera e a volte nella stessa frase, come se tutto fosse la stessa cosa, perché per lui lo è. Come lo è per milioni di italiani che anche quando non lo amano, lo capiscono, dal momento che Berlusconi, tranne che per il reddito, è identico a loro.
Gli stranieri, basta vedere la Cnn, non riescono a comprendere la nostra mancanza di indignazione. Ma uno può indignarsi dello specchio? Questo è il Paese dove un qualsiasi piccolo imprenditore conclude un affare di miliardi con una mail e intanto scambia via sms una barzelletta sconcia con un amico, mentre al telefono ordina un mazzo di fiori per il compleanno dell’amante. Alto e basso, serietà e cazzeggio, cinismo e lacrima. In contemporanea. Questa è la bassa grandezza d’Italia e chi la vorrebbe diversa rischia di ritrovarsi all’opposizione di se stesso.
In tv Berlusconi si è dipinto per l’italiano medio che è. Un padre troppo impegnato sul lavoro, ma che non si è mai dimenticato delle feste di compleanno dei figli, anzi, le ha «sostenute finanziariamente». Un marito distratto, ma capace di romanticismi occasionali e altamente spettacolari, come quando si travestì da nobile berbero per consegnare un gioiello alla «signora». La quale ora non vuole più saperne di lui solo perché si è fidata dei giornali di sinistra, i quali lo hanno dipinto come un depravato seduttore di minorenni, quando invece le cose sono andate così: Silvio era al Salone del Mobile di Milano, ma è dovuto scappare in anticipo per l’imbarazzo che gli procuravano i cori «Grande grande grande» dei fan. Atterrato a Napoli un’ora prima del previsto, ha ingannato l’attesa andando a farsi scattare quattro foto alla festa di compleanno della figlia di un amico. Se adesso la moglie non gli chiede scusa per aver dubitato della sua probità, lui cosa può farci, se non continuare a volerle «un mare di bene»?
In un mondo così meraviglioso e rassicurante c’è poco spazio per l’autocritica. E quando, nel passaggio più rivelatore della serata, Ferruccio De Bortoli, a nome della borghesia lombarda che fu, gli fa notare che un capo del governo non dovrebbe andare a feste di nozze e compleanni, il Premier del Popolo risponde: «Se non andassi ai matrimoni, rinuncerei a essere me stesso. Io parlo con i camerieri, i tassisti, i commessi. Ho un grandissimo rispetto per le persone umili». Applausi in sala e chissà quanti a casa. Questo divorzio minaccia di essere un altro terremoto: nel senso che, invece di togliergli voti, gliene porterà.
(Massimo Gramellini, La Stampa 6mag2009)
giovedì 14 maggio 2009
SI AL DIALOGO (SOLO!) CON QUESTA DESTRA
L´ultima metamorfosi di Fini...
Filippo Ceccarelli
È ben significativa e densa di novità la fotografia di Fini attorniato da un numeroso gruppo di rappresentanti di organizzazioni omosessuali, e non solo perché sono tutti allegri, a cominciare dal presidente della Camera che mostra un dossier dell´Arcigay e alle spalle ha un quadro raffigurante i palazzi del potere.
Nessuna indagine iconografica può infatti cancellare il ricordo di quanto disse lo stesso Fini, nell´aprile del 1998, sull´inopportunità che un omosessuale «dichiarato» – sublime ipocrisia benpensante! – potesse fare il maestro di scuola. Né si può dimenticare che sempre in quegli anni, sia pure scherzosamente richiesto di dire «qualcosa di destra», l´allora fedele portavoce del leader di An, Storace, se ne uscì, con tanto di mano a imbuto: «A´ froci!».
Bene, ieri i «froci» sono stati gioiosamente ricevuti dal presidente dell´assemblea nel suo ufficio, a Montecitorio; e già questo in fondo basta, «e soverchia» (direbbe Andreotti) a rendere il senso dell´evento: sennonché Fini si è pure riservato il lusso di dargli dei consigli di tecnica, per così dire, politica e procedurale: fate così, non colà, date retta a me, perché allora in quel caso si potrebbe... In ballo com´è ovvio ci sono le coppie di fatto. Ciò che senza tante storie si può e forse si deve definire un diritto civile.
Ora, non è che per questo Fini abbia smesso di essere un leader di destra, anzi della destra. La faccenda a suo modo scabrosa, sia pure in tempi di big bang ideologico, è come qualificare questa destra che è di Fini e non del Pdl, quali aggettivi o sostantivi metterle a fianco, che non siano usurati, o peggio usuranti. Destra dei diritti? Destra repubblicana? Destra sarkozista? Destra costituzionale? Destra riformista?
Una destra, insomma, vattelapesca. E tuttavia, mai come nel caso di Fini l´incertezza lessicale e il vuoto battesimale appaiono già colmati da un pieno impressionante di posizioni che vanno tutte in un unico verso. Da gennaio a oggi: difesa del ruolo del Parlamento, liceità di insegnamento del Corano, attenzione alle ragioni dei laici e dei famigliari nel caso di Eluana Englaro. No ai medici-spia, no ai presidi-spia, no alla metro per i milanesi. Appoggio alla sentenza con cui la Consulta ha bocciato alcune parti della legge 40 sulla fecondazione assistita. Proposito di modifica di alcune parti della legge cosidetta Bossi-Fini.
L´elenco si è quindi allungato al congresso del Pdl con il rifiuto del «pensiero unico», sottinteso berlusconiano, del confessionalismo e dello «Stato etico», sulla legge del fine-vita. Cauto, ma devastante, l´appoggio di Fini all´intemerata della Fondazione FareFuturo sull´arruolamento di belle ragazze e sull´utilizzo elettorale di corpi femminili. Sintomatico, infine, l´invito a non trascurare le responsabilità, anche penali, su come sono stati costruiti certi edifici all´Aquila.
Viene dunque abbastanza normale chiedersi: c´è un disegno? Forse sì, forse no, in questi casi non si va dal notaio. Piuttosto, sembra evidente che questa «destra nuova» – essendo da intendersi «nuova destra» con quella neopagana di Alain de Benoist – ha rigettato o superato un´eredità e al tempo stesso ha individuato un nuovo ciclo politico. Così il patrimonio che Fini si è buttato alle spalle non è tanto il fascismo mussoliniano, che pure tanto attrae il sistema mediatico, quanto il legame con il pensiero classico conservatore, nella variante britannica e social-gollista; ma poi anche, e anzi soprattutto, il bagaglio che alla fine del secolo scorso la destra si è caricata sulle spalle in senso thatcheriano, reaganiano, iper liberista.
È più chiaro insomma quello che non c´è più di quello che è venuto a sostituirlo. Però intanto Fini continua a «menare come un fabbro». L´espressione gli scappò ai margini di un talk-show nel tempo, nemmeno troppo lontano, della grande lite con Berlusconi. Lite rientrata prima delle ultime elezioni politiche, abbastanza misteriosamente per la verità. Il punto è che questa destra ancora senza nome danneggia Berlusconi più di quanto faccia la sinistra. Ne mostra l´inconsistenza, gli toglie il mestiere. Può essere addirittura un problema, l´ennesimo paradosso di una politica che ha perso le sue coordinate.
(Filippo Ceccarelli, laRepubblica 14mag2009))
domenica 10 maggio 2009
IL DITO DI VERONICA
E’ una vicenda appassionante proprio sul piano pubblico questa berlusconeide, perchè può diventare una cartina di tornasole di quanto il nostro paese abbia ancora anticorpi per criticare chi comanda, per opporsi ad una politica sempre più in caduta libera verso il puro potere personale. Ed è una storia doppiamente intrigante perchè è intrecciata alle donne e all’uso del loro corpo, lo strumento prediletto di Berlusconi non solo per i privati svaghi ma per spettacolarizzare la vita pubblica e svuotarla di ogni contenuto.In nessun altro paese dell’Occidente è successo così in grande, e con un aiuto così massiccio della Tv (Segnalo a questo proposito un agghiacciante documentario sull’argomento che potete vedere on line, www.ilcorpodelledonne.com). Veronica è la prima che, sia pure per motivi privati, ha provato a suo rischio e pericolo a mettere un dito nell’ingranaggio. Almeno di questo le va reso merito.
In: http://valentini.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/05/05/i-meriti-di-veronica/
venerdì 8 maggio 2009
INDECOROSA CONDOTTA
E' con profonda tristezza che scopro di vivere in un paese che non mi piace, circondato da gente che non mi piace, volgare e suddita. Si dice in giro che non vi debbano più essere nemici, ma solo avversari con cui confrontarsi pur nella diversità di opinione. Ma per confrontarsi bisogna avere qualcosa da dirsi, usare un linguaggio comune. Mi chiedo: che cosa mi accomuna a questo signore che ci governa, ossessionato dal suo aspetto e dalla sua potenza sessuale, e con il popolo che lo segue adorante e plaudente? Vedo qualcosa di avvilente nelle private vicende di un anziano e facoltoso signore che finge di essere giovane e "in forma" circondandosi di ragazzine avvenenti e disponibili. E c'è qualcosa di così orribile in questo sciagurato paese che esulta per le avventure dell'anziano signore, solo perché è un potente e lo difende dalla moglie che protesta pubblicamente contro la sua indecorosa condotta. Mi sento estraneo e disgustato.
(Lettera firmata su laRepubblica, 8.5.2009)
giovedì 7 maggio 2009
SINISTRA IN ORDINE SPARSO
La storia della sinistra (quasi tutta) è in fondo tutta qui. In questo dilaniarsi, distruggersi e autodistruggersi di persone spesso brave e disinteressate, ma del tutto incapaci di rinunciare all´io nel nome del noi. Se ci pensate, è un paradosso spietato. Il campo politico che dovrebbe più e meglio di altri esercitare intenzioni socievoli e spirito collettivo è il più minato dal narcisismo e dal settarismo. Unita, la sinistra-sinistra avrebbe potuto essere un´alternativa al Pd e soprattutto a Di Pietro. Spezzata in due tronconi, non è un´alternativa neanche a se stessa.
(Michele Serra, laRepubblica, 7.5.2009)
sabato 2 maggio 2009
UNA DICIOTTENNE PER SILVIO
(Corrado Augias, laRepubblica 1.5.2009)
giovedì 23 aprile 2009
Majorettes a Strasburgo
sabato 18 aprile 2009
I SOLITI PORTAVOVE CON LE SOLITE FRASI E PURE NOIOSI
Gesù ma quanto è noioso, questo Capezzone. Non gli si può certo imputare di svolgere mansioni umilianti e ripetitive: è il suo ruolo di portavoce. Deve dire, per contratto, ogni giorno sempre la stessa cosa, che il governo ha ragione e chi non è d´accordo ha torto. Ma lo facesse, almeno, cercando qualche variazione sul tema, qualche aggettivo inconsueto, qualche guizzo umorale. Niente. La fissità del volto (nemmeno l´esplosione di un petardo nelle tasche lo aiuterebbe a cambiare espressione) riflette la monotonia delle parole.
Avrebbe urgente necessità di un autore e di un regista. Che potrebbero perfezionare, per esempio la naturale vocazione di Capezzone al genere noir: già di suo sembra sempre illuminato dal basso, come Bela Lugosi al risveglio nel suo sarcofago. Con pochi tocchi (raso rosso tutto attorno per valorizzare il pallore, testi vigorosamente minacciosi) diventerebbe il primo caso al mondo di portavoce cult. Pronunciando brevi maledizioni, tipo "la terra si spalanchi sotto i piedi dei comunisti", mentre qualche lampo balena alle sue spalle e un refolo di vento gelido gli gonfia il mantello nero. Qualunque cosa, anche un lancio di pipistrelli di gomma da parte del cameraman, pur di salvarci dalla noia.
(Miclele Serra. laRepubblica 18.4.09)
venerdì 17 aprile 2009
APPLAUSI DI DESTRA
Sarà capitato a tutti, ai funerali di una vittima di mafia o di chi è stato vittima di un gravissimo atto di violenza, di notare questa nuova e perversa abitudine: applaudire all’uscita del feretro dalla chiesa o subito dopo il minuto di silenzio o al termine di un discorso commemorativo. Questo applauso, improprio e sciocco, è solo un modo come un altro per allontanare da sé l’idea della morte, il ricordo della violenza, l’atrocità e la bestialità di un delitto. L’applauso oltretutto non agevola la riflessione, la meditazione, i sentimenti, ma si riduce a un gesto compulsivo, senza una precisa valenza etica.
In merito a questa tematica, ecco cosa scrive una acuta ‘penna’ (http://grafomania.blog.kataweb.it/):
L´applauso facilita il lavoro di cavalcamento delle emozioni del politico, lo agevola, lo rende semplice. Fomenta il lavoro di distorsione del messaggio, evita l´analisi dell´accaduto. Le responsabilitá vengono cosí efficacemente ricondotte al caso particolare, al peculiare, al semplice. Il battito di mani salva ed apre carriere politiche. La gente che applaude viene sfruttata, viene sfruttata la sua ignoranza a riguardo dei messaggi che manda attraverso i media. Non sempre é cosí. Esistono ancora, fortunatamente, funerali canonicamente normali, nei quali il protagonismo della folla é assente. La sensibilitá é comune a diversi tratti personali, alle caratteristiche di uomini anche politicamente diversi. Non ci sono funerali di destra e di sinistra, ma é anche vero che, nella maggior parte dei casi, chi applaude ai funerali poi vota, o ha votato, Berlusconi. In questo senso l´atto del battere le mani ai funerali é specchio della nostra Italia. Ai funerali dei morti dell´Aquila e provincia, umanamente, intimamente, la folla piangeva in silenzio. L´effetto folla misura la forza del sentimento di commiato: piú potenza e la veritá del sentimento sono forti, piú si cerca di tenersele per se.
giovedì 16 aprile 2009
NON DISTURBARE!
Invece, andiamo avanti, tanto siamo bravissimi a metterci una pezza. Se diventassimo più bravi a farci degli sbreghi meno grossi sarebbe una gran conquista.”
In: http://buonipresagi.splinder.com/post/20328642
mercoledì 15 aprile 2009
Siamo un Paese civile?
(Corrado Augias, laRepubblica 15.4.2009)
martedì 14 aprile 2009
NIENTE PREVENZIONE, SIAMO ITALIANI!
(Corrado Augias, laRepubblica, 14/4/2009)
domenica 12 aprile 2009
QUALE RAPPORTO FRA DIO E IL MALE DEL MONDO?
(Corrado Augias, laRepubblica 12.4.09)
domenica 5 aprile 2009
LEZIONI DAL G20 DI LONDRA
(Enrico Franceschini, http://franceschini.blogautore.repubblica.it/2009/04/04/lezioni-del-g20/)
venerdì 3 aprile 2009
Silvio, la regina e 'Mister Obamaaa...'
Michele Serra, laRepubblica 3.4.2009)
mercoledì 1 aprile 2009
FUTURISMO, FASCISMO E RIDICOLO
(Fabrizio Lentini, laRepubblica PA 1.4.2009)
domenica 29 marzo 2009
LA PERCENTUALE CHE FA SPERARE
sabato 28 marzo 2009
La vera carità cristiana
(Vittorio Zucconi, laRepubblica.it)
venerdì 27 marzo 2009
DE PROFUNDIS
(Lettera firmata, laRepubblica 27.3.2009: leggi qui )
giovedì 26 marzo 2009
SUL TESTAMENTO BIOLOGICO
È in corso una specie di guerra del Vaticano contro, più o meno, il resto del mondo. Una guerra senza armi da fuoco, nella quale però si usano le armi non meno taglienti (moralmente) della dialettica e di concezioni assolutistiche con conseguenze gravi sulla vita delle persone. Al sondaggio pubblicato dal Journal du Dimanche possiamo affiancare quello pubblicato ieri da Repubblica dal quale si vede che la stragrande maggioranza degli italiani, cattolici compresi, sarebbero a favore di un testamento biologico con il quale disporre liberamente del proprio corpo. Anche chi diffida dei sondaggi non può non tener conto che i dati confermano per l'ennesima volta percentuali già in precedenza, e da più parti, accertate. In Italia questo scontro assume purtroppo anche contorni legislativi a proposito dei quali cito un piccolo ma significativo episodio verificatosi ieri in Parlamento. Il senatore Marino ha chiesto in aula al ministro Sacconi e al presidente Schifani di far comparire sul sito del Ministero, quale che sarà il testo finale della Legge sul testamento biologico, tutte le informazioni necessarie per orientare i cittadini. La risposta sarebbe forse stata favorevole se la sottosegretaria Roccella non fosse insorta reclamando a gran voce il "no". No è stato. Quando si arriva al limite di negare ai cittadini le informazioni utili a usufruire di un diritto, è chiaro che si è giunti ad un'atmosfera degna di una dittatura. Di fronte a questo sfacelo i vescovi italiani, dopo aver indirizzato una specie di diktat al Parlamento della Repubblica, non hanno trovato di meglio che alzare la voce contro la Francia. Chiaro che questa "guerra" è il segno della crisi profonda che attraversa la chiesa di fronte alla scristianizzazione del mondo. Altrettanto chiaro però che a farne le spese sono purtroppo i cittadini di questa povera Repubblica.
(Corrado Augias, laRepubblica 26.3.2009)
mercoledì 25 marzo 2009
LEGGI ESQUIMESI PER L'AFRICA
Il paradosso è che una siffatta composizione del potere, che espelle dal proprio corpo materiale metà dei viventi (le femmine) e la porzione più attiva e longeva della società (i giovani), si ritiene in dovere di pronunciarsi soprattutto su una questione, l´eros, che è certamente più congeniale agli esclusi (giovani e donne) che agli inclusi (maschi anziani tenuti al voto di castità). Non crediamo di mancare di rispetto ai vescovi facendo notare che, così come li si vede nei telegiornali, il primo pensiero è che l´eros non è il loro ramo. E che l´ostinazione con la quale sentenziano in materia appare, vista dall´esterno, davvero autolesionista, per l´inevitabile astrazione dell´approccio e per la conseguente mancanza di simpatia con gli umani. È un po´ come se un parlamento esquimese pensasse di legiferare per un paese africano.
lunedì 23 marzo 2009
Le donne, gli uomini e l'eterno campionario degli equivoci
I maschi sono attratti dalla bellezza vistosa, che però vedono in modo globale, senza riuscire ad analizzarla. Per eccitarli bastano due gambe accavallate, un seno che sporge, un culetto che si allontana dimenandosi. Anche le donne ammirano la bellezza maschile ma anche la forza, l'audacia, il coraggio, l'intelligenza, la passionalità. Apprezzano sia la personalità globale del maschio di cui colgono la carica vitale, il fascino di una vita vissuta, sia la sua personalità sociale: il successo e il potere. Esse istintivamente rifiutano l'uomo debole, timido, incerto, che striscia. Quando lasciano un uomo e lui le segue piangendo e pregandole di tornare lo disprezzano. Invece un maschio che ha lasciato una donna, se questa piange e lo scongiura, si commuove. Infine nell'erotismo maschile è importantissima la vista, mentre per la donna sono più importanti l'odore, la pelle, il suono, la parola, la musica, le sensazioni cenestesiche, quindi le carezze, l'abbraccio, il modo in cui ti bacia.
Quanti equivoci nascono da queste differenze! Perché gli uomini sono attratti dalle donne che valorizzano il proprio corpo, il proprio erotismo, ma poi le temono, ne sono gelosi, le frenano. Salvo poi correre dietro quella che li seduce civettando. Ma anche le donne fanno lo stesso errore quando vogliono un uomo che ubbidisca ad ogni loro ordine in casa o fuori. Perché, quando sono riuscite a farne il loro servitore, non provano più per lui interesse erotico. E allora vorrebbero un «vero uomo» che sappia tener loro testa, far loro la corte, e che le porti in un luogo romantico a cenare al lume di candela.
(Francesco Alberoni, Corriere della Sera, 23.3.09)
sabato 21 marzo 2009
LO SCARICABARILE
(Maurizio Barbato, laRepubblica Palermo 21.3.2009)
giovedì 19 marzo 2009
"PER MEZZO DEI SANTI SI VA..."
Come si vede il settantaduenne “eroe dei due mondi”, ormai in volontario esilio a Caprera (di lì a qualche mese muore), ma formalmente al Parlamento nelle file dei democratici, si ripromette di fare quanto il Sindaco desidera e spera. A me questa sembra tanto somigliante a una “segnalazione” (oggi – vulgariter – ‘raccomandazione’), ma è ancora nell’ambito del bene pubblico e non ha assunto, come oggi, la connotazione del bene privato, della truffa e,in qualche caso, del crimine.
mercoledì 11 marzo 2009
IL PARLAMENTO IN UN BILOCALE DI LUSSO
Con la sua straordinaria capacità di concentrare in poche battute un grande progetto, il presidente del Consiglio ci ha spiegato ieri come intende velocizzare il nostro sistema parlamentare. Basta far votare il capogruppo a nome di tutto il gruppo. I parlamentari semplici potranno parlare, ma non dovranno più prendersi il disturbo di votare. Ora, considerato che la maggioranza avrà presto due soli capigruppo (Pdl e Lega), per far passare una legge basteranno quattro persone: due a Montecitorio e due a Palazzo Madama. E per le votazioni non sarà più necessaria un´enorme aula: basterà una stanzetta, naturalmente con tutti i confort. O magari due: una per il Senato e una per la Camera. Sarà una riforma che lascerà il mondo a bocca aperta, l´Italia che passa dal bicameralismo perfetto al bilocale di lusso.
SEBASTIANO MESSINA (la Repubblica, 11 marzo 200)
martedì 10 marzo 2009
IL CROLLO DELLA SCUOLA PUBBLICA
(Corrado Augias, laRepubblica 10 marzo 2009)
sabato 7 marzo 2009
LA RUSSA PARLA IN LATINO!
La frase latina Tot capita, tot sententiae (insieme alla variante più corretta Quot capita, tot sententiae e alla vulgata Quot homines, tot sententiae), ci dice che Quanti sono gli uomini, tanti sono i loro giudizi o punti di vista” e deriva dal verso 454 del Phormio del commediografo latino Terenzio. La frase si usa in genere in tono polemico, per deprecare il fatto che, al di là dell’ambito propriamente giuridico - è da sciocchi pensare che qui la ‘sententia’ sia (solo!) quella del giudice -, ognuno la pensa come più gli conviene, non curandosi di una norma comune. Comunque qui non escludo che ciascuno abbia il diritto a esprimere un giudizio suo, individuale, ma è necessario distinguere tra "opinione" e "prevaricazione", oltre al fatto che si deve avere spirito di solidarietà e intelligenza per far sì che prevalga l'opinione migliore per tutti. La prevaricazione di La Russa è sotto gli occhi di tutti, soprattutto per quel giochetto di traduzione maccheronica (‘Tutto capita nelle sentenze’), che, più che il sorriso, lascia in bocca l’amaro di un giudizio sciocco e monco, oltre che frettoloso e ingiurioso, su coloro che amministrano la giustizia.
giovedì 5 marzo 2009
LA FELICE SCEMENZA
Ma il suo ottimismo, per quanto fesso, esprime una vitalità e una spinta che rischiamo di dover rimpiangere presto, quando molte delle abitudini contratte negli ultimi cinquant´anni ci sembreranno un remoto lusso: e magari ci dispiacerà non essere stati capaci di goderci un evo di felice scemenza.
(Michele Serra, l'Amaca, Giovedì 5 Marzo 2009)
sabato 28 febbraio 2009
SIMPSON EVER GREEN!
record mondiale di longevità televisiva
Perché i Simpson sono immortali
La Fox ha rinnovato il contratto con Homer e Bart per altri due anni
Lo show creato da Matt Groening ha superato ogni record di longevità
La Fox negli Stati Uniti manda in onda i Simpson dal 1989, tutte le settimane in prima serata. L´altroieri il canale ha firmato il rinnovo del contratto a Matt Groening, il creatore e disegnatore dei Simpson, per altri due anni. Il che porta il totale a ventidue anni. Un record assoluto, nessun programma nella storia della televisione è riuscito a restare in programmazione in prima serata per un tempo così lungo.
I Simpson, per noi fan, sono un classico già da molto tempo. Indiscutibilmente. Che la televisione decida di perpetuare la loro egemonia pop per altri due o dieci o vent´anni è solo la conferma ufficiale di ciò che a noi pareva già ovvio.
Di tutta l´arte di massa di fine Novecento il cartoon di Matt Groenig è una delle poche autentiche gemme. Qualcosa che resterà.
Ora che ha conquistato il titolo di trasmissione da prime-time più longeva nella storia della televisione (dunque nella storia della cultura popolare tout-court), vale la pena riflettere su qualcuno dei meriti "storici" di questo serial: storici nel senso che i Simpson hanno fissato con implacabile precisione la condizione dell´uomo qualunque - americano ma non solo - dell´ultimo paio di generazioni. L´uomo post-ideologico, l´uomo consumatore e televisivo, il suddito medio dell´Impero delle Merci.
Enorme merito di Groenig e del suo staff è aver saputo custodire la loro raffinata intuizione satirica anche dentro la dozzinalità industriale della produzione televisiva. L´intuizione satirica è questa: che in democrazia non è più solo il Potere, sono i cittadini, uno per uno, i depositari dell´errore, i responsabili della sventura. Modernissima chiave, che al riparo dal consolante luogo comune sulla malvagità del Palazzo ha permesso di scaricare sulle spalle dell´anti-eroe Homer quasi tutta la soma satirica. Homer è la quintessenza della bulimia, del conformismo, della pavidità etica: un panzone devoto alla birra (birra e salsicce), schiavo della televisione, vittima della pubblicità, e soprattutto è tonto quanto basta per non rendersene conto.
Migliaia di episodi non sono riusciti ad annacquare o indebolire lo spietato clichè "anti-popolare" dei Simpson, la critica allegra e feroce della mediocrità del consumatore americano e della pochezza delle sue ambizioni. (È facile presumere che negli Usa qualche columnist della destra populista abbia attribuito all´autore dei Simpson lo snobismo degli intellettuali liberal, confondendo una volta di più la desolata precisione dell´analisi con il cinismo dell´analista).
A differenza di Fantozzi, grande maschera nostrana di omino schiacciato dalla storia, Homer non è affatto conscio della sua sventura e della sua subalternità.
Homer è un incosciente, e questo lo rende invulnerabile (come tutte le grandi star dei cartoon). La sua stoltezza crapulona lo preserva dal Male, e non può essere vittima del Sistema perché è lui stesso il Sistema, lui il ricettore entusiasta di qualunque frottola politica e di qualunque truffa mercantile, lui il moltiplicatore acritico dei luoghi comuni e di un way of life goffo e scriteriato.
Perché dunque lo adoriamo? Ovvio: perché i Simpson siamo noi, perché ridendo di loro prendiamo le misure a noi stessi e le distanze da noi stessi. Quella casa, quella famiglia, quella torpidità opposta come sola difesa al bombardamento televisivo, quelle avventure picaresche nel labirinto della contraffazione sociale, dello sfascio ambientale, della menzogna politica, del fanatismo religioso, sono la caricatura esilarante della nostra impotenza.
Ma il mutevole accanimento del sopruso e dell´idiozia attorno a quella cittadina anonima e a quella casa qualunque si scaricano come fulmini nel terreno, e puntata dopo puntata non lasciano traccia. I Simpson sono invulnerabili, la loro animalesca vitalità allude all´immortalità del popolo, non c´è predicatore isterico, speculatore farabutto, idea sbagliata che non esca sconfitta da Springfield, il pozzo nero dove i nostri vizi sociali si concentrano e poi svaniscono, metabolizzati dalla stessa invincibile indolenza di Homer e dei suoi amici.
La vocazione di ogni cartoon a eternare i suoi personaggi funziona, nei Simpson, come un esorcismo non solo contro il tempo, ma anche contro i tempi e la loro degenerazione. I Simpson assorbono come spugne il peggio del nostro mondo ma lo riciclano nella loro micidiale routine quotidiana, spesa al drugstore, giretto in macchina, birretta al bar, tivù sempre accesa. L´epoca passa con i suoi veleni, i suoi crolli di borsa, le sue pazzie ideologiche. I Simpson restano, assaggiano tutto, digeriscono tutto: la pancia di Homer è la nostra assicurazione contro il Male. In prima serata, tutte le sere, speriamo per sempre.
(Michele Serra, laRepubblica, 28 febbraio 2009)
venerdì 20 febbraio 2009
IL COLORE DEL PRECARIATO
(Fabrizio Lentini, in laRepubblica, 20 Febbraio 2009)
giovedì 12 febbraio 2009
IL CROLLO DEL PONTE
e arriva a notizia / comu ‘na bumma
“Cadìu u ponti Oretu” / e i cchiù arditi
dicinu ca ci sunnu / morti e feriti.
Subitu si telefona / o pumperi
pi sapiri si sunnu / cosi veri
e chiddu dici / in manera scrianzata
ca è ‘na cosa foddi, / assurda e ‘nvintata
Ma firria ancora / a notizia cchiù gravi
ca ‘un fu sulu u ponti / a ghiri o funnu
ma ca arrivò puru / a fini d’u munnu.
Ma è mai possibili / ca ’anticchia ‘i nivi
a un ciriveddu / intelligenti e finu
ci fa l’effettu / di ‘na buttigghia ‘i vinu?
12 Febbraio 2008
domenica 8 febbraio 2009
LA FINE DELLA REPUBBLICA
Forse sono diventato ipersensibile, come chiunque, da anni, senta lo stesso vecchio chiodo piantarsi nella stessa vecchia ferita. Ma ogni volta che Berlusconi pronuncia anche una sola parola sulla famiglia Englaro mi sento umiliato dalla sua grossolanità morale. Al consueto effetto dell´elefante nel negozio di porcellane si aggiunge la totale incongruenza tra un argomento così alto e un livello così basso. Specie quando costui osa addentrarsi in dettagli - come dire - fisiologici, che riguardano un corpo inerte e lo strazio quasi ventennale di chi la veglia e la cura, mi si rivolta lo stomaco. Un argomento che anche i filosofi accostano con sorvegliatissima prudenza diventa, in bocca a lui, la ciancia superficiale di un importuno, per giunta dotato di poteri enormi, che in genere agli importuni non vengono affidati.
In questi giorni siamo di fronte a un doloroso strappo istituzionale e costituzionale, ma forse perfino più dolorosi sono gli sgarri verbali che il premier si è concesso, blaterando di gravidanze e di "bell´aspetto". Chissà se, di fronte a questo osceno spettacolo, almeno qualcuno dei suoi elettori ha potuto aprire gli occhi. L´illusione è che esista una soglia oltre la quale finalmente la passione politica si fa da parte, e lascia il posto alla valutazione umana. Non posso credere che essere di destra, oggi in Italia, significhi rassegnarsi a essere rappresentati da uno di quella fatta.
(Michele Serra, laRepubblica 9 Febbraio 2009)
martedì 3 febbraio 2009
CONTRO LE "OSTERIE PADANE"
Rimane un cruccio. E rimane un mistero. Come è stato possibile, in questi lunghi anni, che fior di democratici abbiano ingoiato l´alleanza politica con il partito dei Gentilini e dei Borghezio? I Pisanu, i Casini, i pochi veri liberali di Forza Italia, i socialisti della diaspora, il neo-repubblicano Fini, come hanno potuto? Va bene il potere, che lusinga e obnubila, va bene la necessità, in governi di coalizione, di chiudere un occhio sulle teste calde e sulle frange estreme. Ma se l´Italia è l´unico paese europeo con il partito xenofobo non solo sdoganato, ma anche solidamente al governo, non è forse anche per le omissioni e l´acquiescenza di quelli come Pisanu? Il "peso condizionante della Lega", che ora Pisanu denuncia come un problema grave, e una zavorra per il futuro, non era forse percepibile anche dieci o quindici anni fa? Dunque a che titolo lamentarsi, adesso, se la politica italiana è dominata "da un clima emotivo che eccita gli istinti più bassi" (ancora Pisanu)?
(Michele Serra, laRepubblica 3.1.09)