E' vero, come è stato scritto più volte in questi giorni, che siamo gente capace di dare il meglio nell'emergenza. Anche vero per contro che il ricordo dell'emergenza svanisce velocemente sia per una certa naturale inclinazione alla spensieratezza sia per precisi interessi che premono in quella direzione. Ogni volta abbiamo sentito ripetere, dopo ogni terremoto, i discorsi di questi giorni. Per fare un esempio, solo il disastro dell'Abruzzo e quelle centinaia di poveri morti ci hanno fatto scoprire che un certo senatore Gabriele Boscetto (Gruppo PdL) ha presentato un emendamento per rinviare di un anno e passa le norme antisismiche per le costruzioni. Emendamento approvato in commissione Affari costituzionali (presidente lo stesso Boscetto) poi in aula, Senato e Camera. L'uomo, intervistato, non ha avuto una parola di rammarico, non un dubbio. Se questa è la visione di un senatore perché sorprendersi del resto? La Protezione civile dovrebbe, a norma di legge, studiare ininterrottamente il territorio censendo i vari rischi (idrogeologico, sismico, industriale, trasporti, ecc.); formare e informare la popolazione comprese le esercitazioni relative; organizzare emergenza e soccorsi (piani ospedalieri, aree di raccolta, tendopoli) eccetera. Tutte queste cose dovrebbero essere fatte con fredda calma, senza il trauma della calamità in atto. Anni fa (gestione Barberi) vennero formati dei direttori dell'emergenza. Poi solo generosità, coraggio, affanno. E i morti.
(Corrado Augias, laRepubblica, 14/4/2009)
martedì 14 aprile 2009
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