martedì 10 marzo 2009

IL CROLLO DELLA SCUOLA PUBBLICA

Spendiamo poco per la scuola, al contrario di quanto afferma il ministro Gelmini che dichiara «siamo tra i primi in Europa». Le statistiche di Eurostat ci piazzano al 21esimo posto avendo dietro di noi solo Grecia, Slovacchia e Romania. Il dato di Eurostat considera tutti i livelli di spesa, locali, regionali e nazionali, comprende istituzioni scolastiche, universitarie nonché le altre istituzioni che fanno funzionare il sistema educativo: ministeri e dipartimenti della pubblica istruzione, servizi, ricerca. I pochi soldi sono però un sintomo, riflettono l'atteggiamento del governo già tristemente sperimentato negli anni 2001-2006. Incuria da una parte, privilegi alla scuola confessionale e di classe. Torna prepotente la profezia di uno dei padri della Repubblica, Piero Calamandrei, verificata nei fatti. Nel febbraio 1950 disse: «Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada. Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private». C'è bisogno di aggiungere altro?
(Corrado Augias, laRepubblica 10 marzo 2009)

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