Da leggere, rileggere e conservare, a futura memoria, l´articolo di Mimmo Franzinelli (Repubblica di ieri) che riporta ampi stralci della "schedatura" di Fabrizio De André in quanto "filo-terrorista". Quella prosa questurina, come scrive giustamente Franzinelli, ci racconta un "pauroso deficit di cultura democratica" da parte di apparati dello Stato che alla difesa della democrazia avrebbero dovuto essere dediti. Queste ed altre carte dovrebbero essere allegate, per migliore comprensione della storia del nostro Paese e di noi stessi, alle coraggiose parole di Adriano Sofri sul delitto Calabresi, e alla sua dolente ammissione di responsabilità morale in quell´esecuzione capitale a freddo. Il "deficit di democrazia" non fu certo l´ultima né la meno importante delle cause degli anni di piombo. Al fanatismo e al narcisismo eversivo (rosso e nero), lo Stato oppose troppo spesso una sdrucita e ottusa versione della democrazia e del diritto. Ebbe i suoi martiri ma anche i suoi carnefici, dai felloni parafascisti annidati nei servizi giù fino ai poveri funzionarietti ignoranti e reazionari che videro in De André un "terrorista" perché aveva amici anarchici. Non ha alcuna giustificazione, in questo quadro, il sangue versato dai killer ideologici. Ma neppure la mediocrità colpevole, pigra, a sua volta eversiva che ominicchi di potere e sottopotere misero in campo come parodia criminale dello Stato e delle Leggi, che noi a milioni, cittadini democratici, onorammo e onoriamo molto meglio di loro.
(da 'laRepublica' 11.1.2009)